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8 marzo, 3 donne, 3 strade

di Sara Marsico

Nella ricorrenza della Giornata internazionale dei diritti delle donne, che, ricordiamolo, non è una Festa, ma l’occasione per riflettere sul lungo percorso che ha portato le donne verso la parità, purtroppo non ancora completamente raggiunta, se il World Economic Forum, cui si ispira anche una pubblicità progresso mandata in onda in questa settimana dalle reti televisive italiane, afferma che ci vorranno 135 anni e 6 mesi per raggiungere in tutto il mondo la parità dei diritti (https://www3.weforum.org/docs/WEF_GGGR_2021.pdf), cioè per superare il Global Gender Gap, c’è un’iniziativa che Anci, l’Associazione Nazionale dei Comuni italiani, ha patrocinato e che si deve all’associazione Toponomastica femminile.

Si tratta della Campagna 8marzo3donne3strade.

Le vie e i luoghi delle nostre città sono la nostra memoria e da questa memoria le donne sono spesso cancellate, non perché non abbiano dato contributi nella società, ma perché chi ha scelto di fare memoria è sempre stato chi ha governato, quindi necessariamente chi ha avuto il potere di scegliere a chi dedicarle, quel potere che ha privilegiato eroi, papi, condottieri, scrittori, politici e date di battaglie.

I pochi nomi femminili che compaiono nelle nostre strade sono spesso quelli di benefattrici, sante o madonne, con rare eccezioni.

La Toponomastica è un rilevatore sociale che ha conseguenze sull’immaginario collettivo. I bambini e i ragazzi hanno una scelta sterminata di modelli a cui ispirarsi e una visione “anabolizzata” di quello che hanno fatto, le bambine e le ragazze sono portate a credere che chi le ha precedute non abbia fatto nulla di importante e oscilleranno tra la donna pia e benefattrice e il modello di femmina seduttrice della cartellonistica stradale e della pubblicità.

Dedicare un numero maggiore di vie e luoghi alle donne che si sono distinte nei vari campi del sapere, nella politica, nel diritto, nella scienza, nello sport, nell’arte, nel cinema, nella fotografia, nell’architettura, nella poesia, nell’economia, nella finanza, nella letteratura e così via è fare un’opera di giustizia riparatrice.

Per questo da molti anni, ma in quello corrente con un patrocinio importante, quello di Anci, Toponomastica femminile chiede a tutti i Comuni d’Italia di impegnarsi a intitolare, in occasione dell’8 marzo, uno spazio automobilistico, ciclabile o pedonale a una donna locale, a una donna nazionale e a una donna internazionale.

Sappiamo che l’amministrazione melegnanese si è impegnata su questo fronte, anche se i nomi che sono stati scelti e i luoghi non sono ancora noti.

La Banca del tempo, il gruppo di associate a Toponomastica femminile di Melegnano, il Comitato Montorfano e l’istituto di Istruzione superiore Benini hanno formulato delle proposte, ma le scelte possono venire anche dalle amministrazioni e ciò non può che farci piacere, visto l’appoggio che queste hanno sempre dato alle nuove intitolazioni al femminile.

L’amministrazione di Vizzolo Predabissi ha già scelto i nomi a cui si è impegnata a intitolare le vie: Maria Rosa Cassia, Carla Fracci e Rita Levi Montalcini, quest’ultima per il suo impegno di natura internazionale nel mondo della scienza. I luoghi da intitolare sono già stati definiti e comunicati all’associazione Toponomastica femminile, ma vogliamo lasciare alla Sindaca Luisa Salvadori l’onore di comunicarli alla cittadinanza e al territorio.

Per il momento non siamo al corrente di altre adesioni alla Campagna da parte di altre amministrazioni del territorio, ma saremo liete di scoprirle e di scriverne.

La campagna 8marzo3donne3strade chiede anche altro alle amministrazioni e offre per questo la collaborazione dell’associazione Toponomastica femminile:

– intitolare le prossime vie, aree verdi, rotonde, sentieri, piste ciclabili…, a figure femminili, locali, nazionali, al fine di ridurre l’attuale divario nella memoria collettiva;

– far sì che all’interno delle Commissioni toponomastiche deputate alla selezione dei nomi a cui dare pubblico merito, sia paritaria la componente femminile e provenga dai diversi settori della cultura di genere (Società delle Storiche, delle Letterate, delle Filosofe, delle Scienziate; associazionismo femminile…);

– dotare i Comuni di un Regolamento toponomastico che suggerisca criteri di equità;

– favorire un confronto partecipato sulle scelte dei nomi, attivando progetti di ricerca per una cittadinanza attiva e consapevole.

Quello che andremo a celebrare sarà il primo 8 marzo segnato dalla guerra alle porte dell’Unione Europea. Ci permettiamo di ribadire la nostra estraneità alla logica della guerra e l’invito al dialogo, alla trattativa vera e non al “negoziato in armi” (l’espressione è della rivista Limes) cui stiamo assistendo.

Ricordiamo le parole della nostra grande Maestra, una delle più forti destrutturatrici di quel potere maschile che ha dominato e raccontato il mondo a forza di guerre, Virginia Woolf, a cui ci piacerebbe fosse presto intitolato un luogo nei nostri territori.

Le ha scritte nel libro Le tre ghinee, pubblicato nel 1938, alla vigilia della seconda guerra mondiale: «Le domande che dobbiamo porci e a cui dobbiamo trovare una risposta in questo momento di transizione sono così importanti da cambiare forse la vita di tutti gli uomini e di tutte le donne, per sempre…. Pensare, pensare dobbiamo. Non dobbiamo mai smettere di pensare: che civiltà è questa in cui ci troviamo a vivere?»

E ci suggerisce anche la strada, come ci ricorda Pina Arena, una bravissima formatrice di parità: «Il modo migliore per aiutarvi a prevenire la guerra non è ripetere le vostre parole e i vostri metodi, ma inventare nuove parole e nuovi metodi».

Parlare di parità è parlare di pace, trovando nuove vie e nuove parole, se ci saranno dati finalmente voce e spazi.

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