Written by 05:22 Cultura

Anniversari musicali. 50 anni fa…Prog e dintorni / 2

Mentre i Genesis rappresentano il fronte prog come commistione tra rock e musica sinfonica, un gruppo fondamentale e imprescindibile per le interazioni rock, jazz fu senza dubbio impersonificato dai King Crimson del poliedrico Robert Fripp, che darà vita a innumerevoli formazioni sempre con musicisti di prim’ordine, arrivando a concepire anche line-up a due chitarre, due bassi, due batterie, che Fripp definisce “double trio”.

Pur avendo registrato l’anno precedente In The Court Of The Crimson King, che diverrà stella brillante del firmamento crimsoniano, eguagliata da Red capolavoro della seconda fase dei King Crimson, nel 1970 la band dà alle stampe ben due lavori di eccellente livello.

In the Wake of Poseidon è stato definito “un grande disco e un disco deludente”, non senza ragione, perché se è pregevole il valore musicale, non si rilevano la medesima suggestione e la stessa forza visionaria dell’esordio; in Lizard la discontinuità rispetto ai due album precedenti è spiazzante e si intravede l’influenza della scena art-jazz inglese con geniali intuizioni melodiche e strumentali, suggellate da arrangiamenti free-form e di jazz progressivo.

La copertina del primo è di grande impatto visivo e rappresenta un dipinto di Tammo De Jongh intitolato The 12 Archetypes or The 12 Faces of Humankind (I 12 archetipi o i 12 volti dell’Umanità).

Ci sarebbero molte altre pubblicazioni di quell’anno, di formazioni che sono state fondamentali per l’evoluzione del rock, esempio gli Yes, anch’essi attenti alla grafica delle loro cover, affidata al genio di Roger Dean e sul piano musicale appartenenti all’ala prog del rock sinfonico, con Emerson Lake & Palmer, che nel 1970 incidono l’album della Colomba sfolgorante e ispirato, con i tre in splendida forma provenienti dalle precedenti esperienze con Nice, King Crimson e Atomic Rooster.

Altri due gruppi sul fronte rock-folk incidono il loro primo lavoro: i Traffic di Steve Winwood ricamano brani che si fondono in un tutt’uno, tra strumentali jazz, suoni etnici e prog, ritmi soul e blues sino al traditional flolk inglese e danno vita a John Barleycorn must die mentre i fratelli Shulmann costituivano uno dei pochissimi gruppi inglesi che rimarrà fedele alla propria vocazione fino alla fine e sempre ad elevati livelli, i Gentle Giant.

Il “faccione” del Gigante Gentile è l’album d’esordio che funge da manifesto alla ricercata e sperimentale proposta musicale del sestetto che si conclude con The Queen una dissacrante trasposizione rock dell’inno nazionale inglese.

Solo a titolo di citazione troviamo anche i Jethro Tull di Benefit, i Soft Machine con Third e l’esordio solista di Robert Wyatt con The End of an Ear.

Ben due lavori di Syd Barrett supportato dai vecchi amici Pink Floyd, si delineano nel 1970, The Madcap Laughs, sorprendente e imprevedibile e Barrett di qualche mese dopo che riflette il suo viaggio verso l’alienazione, che purtroppo ci priverà di una fervida mente psichedelica.

C’è anche un disco dal vivo, il Live degli Iron Butterfly con l’inconfondibile In-A-Gadda-Da-Vida che occupa l’intera side B, a coronamento di un periodo discograficamente prolifico.

La copertina di In-A-Gadda-Da-Vida dei Iron Butterfly (fonte wikipedia.org)

Sul fronte hard-rock non si possono non menzionare i due album dei Black Sabbath di Ozzy Osbourne e Tony Iommi, con l’omonimo debutto, precursore del futuro genere heavy metal e il capitolo più importante della loro discografia quale diventò Paranoid, che rimane un classico assoluto nei floridi riff di chitarra, nello stile vocale versatile e nella solida sezione ritmica; cenno anche per gli Uriah Heep che si difendono bene con il loro Very  ‘eavy…Very ‘umble.

Gruppo hard-rock per antonomasia, i Deep Purple in formazione Mark II, Blackmore, Gillan, Lord, Paice e Glover concepiscono In Rock e bastano due titoli per capirne la caratura: Child in Time e Speed King; la copertina è una delle icone del rock Anni ’70, con le facce dei cinque musicisti scolpite sul monte Rushmore al posto dei presidenti americani.

A conclusione di questa modesta rappresentazione del panorama rock di quel lontano 1970, mi sento di esprimere un doveroso omaggio a un artista dalla voce fragile e malinconica e dalla opprimente introversione al limite del patologico, unita a una delicata sensibilità.

Nick Drake ha scritto canzoni di disarmante bellezza, espresso emozioni uniche, dando un volto nuovo alla musica d’autore, ma in pochi all’epoca si accorsero di lui.

La sua arte è rimasta per anni un tesoro di nicchia sino a quando, complice l’uso di alcuni suoi brani per la pubblicità, sono stati riscoperti i suoi lavori, cosa che l’avrebbe reso molto felice.

Purtroppo la depressione, causata anche dallo scarso riscontro alle sue composizioni, ha in lui innescato uno stato di imperturbabilità senza ritorno che lo ha condotto ad addormentarsi per sempre a soli 26 anni; suicidio o errore nel dosaggio di antidepressivi, non si saprà mai.

Ci ha lasciato tre splendidi album: Five Leaves Left (1969), Bryter Layter (1970), Pink Moon (1972), che rivelano la sua dolcezza poetica, la sua grazia compositiva e la sua voce struggente, cullata dalla sua raffinata tecnica chitarristica. Ascoltatelo: le sue canzoni sono capaci di cambiare la vita.

Termino con un veloce raffronto; mentre tutto questo succedeva tra le due sponde atlantiche, nel nostro ridente stivale si formavano i Cugini di Campagna e i Vianella; non aggiungo altro.

Comunque, per non essere accusato di esterofilia, tengo a precisare che avvengono anche in Italia contesti musicalmente pregevoli e prendono forma gruppi che non avranno nulla da invidiare ai loro sodali anglofoni, per fare qualche nome Premiata Forneria Marconi, Banco Mutuo Soccorso, Area, Perigeo, New Trolls, ma questo si data convenzionalmente dall’uscita di Collage, primo disco delle Orme uscito nel 1971, che definisce la nascita del prog italico. Ma questa è un’altra storia.

(la prima parte dell’articolo è stata pubblicata il 19 ottobre scorso su https://20zero77.it/anniversari-musicali-50-anni-fa-prog-e-dintorni-1/

In apertura, la copertina di The 12 Archetypes or The 12 Faces of Humankind dei King Crimson (fonte pinterest.com)

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