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Antropocentrismo, cancro del pianeta? (parte prima)

di Edgar Meyer, presidente Gaia Animali & Ambiente

Tanti italiani si sono appassionati alla vicenda di M49, l’orso evaso dalla prigione nella quale era stato messo per volontà del presidente della Provincia autonoma di Trento. Accusato di aver predato alcuni capi di bestiame, catturato, è riuscito a oltrepassare tre recinzioni altre quattro metri elettrificate con 7.000 volt di potenza. La sua “fuga per la libertà” ha tenuto con il fiato sospeso migliaia di persone, rendendolo simbolo della ribellione al dominio dell’uomo sulla Natura.

Accuse alla Provincia di Trento

M49 è stato definito, dagli uomini che ne hanno decretato la sorte, un orso “dannoso”. Con un brutto vizio: abitare in montagna e volersi procurare il cibo. È vero, si potrebbe ironizzare, M49 ha dimostrato di essere un orso po’ troppo intraprendente che approfittava di bestiame, specie se negligentemente incustodito. E dannoso, perché mangiava le bestie prima che il macellaio le scannasse per poi venderle a pezzi e impacchettate al supermercato.

A parte questo vizietto di sgranocchiare pecore o mucche non custodite, però, ha dimostrato di non essere pericoloso, di avere paura dell’uomo e di evitare di avvicinarglisi. Insomma, un rompiscatole, ma schivo. Con il quale sarebbe stato possibile convivere, se ci si fosse impegnati un pochino.

 Impegno che la Provincia di Trento non ha messo. Lo ha ricatturato, alzato i cancelli della prigione e condannato all’ergastolo.

Gli allevatori ricevono sovvenzioni pubbliche per diversi motivi: uno dei quali è che devono sorvegliare gli animali garantendo la presenza sul pascolo almeno una volta al giorno. Non sempre ciò si realizza. Un’amministrazione avveduta sollecita gli allevatori a migliorare le misure di prevenzione, a usare le recinzioni, i cani da guardiania e gli altri metodi di difesa, e infine a fornire i dati per usufruire dei rimborsi in caso di predazione. Pochi spiccioli molto ben spesi. Ma non è stato fatto. Più facile togliere di mezzo l’orso.

Errori umani

Un’amministrazione discutibile, quella leghista: ha lasciato che l’orso predasse, ha lasciato montare le paure irrazionali della popolazione, ha lasciato prosperare odio e livore contro la fauna selvatica dipingendola come il mostro di Frankenstein, ha promosso il risentimento di alcune categorie economiche contro qualunque disturbo procurato dalla fauna selvatica: orsi, lupi, linci, volpi, corvi, cormorani o passerotti che siano.

“Nessuna creatura deve restare oltre al bestiame domestico sui pascoli, belli e vuoti di biodiversità come una insulsa cartolina”, è l’accusa delle associazioni ambientaliste.

Ma gli orsi, secondo il presidente della Provincia di Trento, il leghista Maurizio Fugatti, rischiano anche di essere pericolosi per l’uomo. E quindi vanno tolti di mezzo. Un dato lo smentisce

 Gli esseri umani uccisi da un orso, in Italia, ammontano a zero. Gli esseri umani uccisi dai cacciatori in Italia dal 2007 a oggi sono 350. Chiediamo che ci si occupi di abolire la caccia, molto più pericolosa, prima di eliminare gli orsi, evidentemente più innocui.

L’uomo al centro del mondo

Il problema sembra essere proprio questo: l’uomo si è autoproclamato dominatore della Terra. Tutti gli animali che “disturbano” sono catalogati come nocivi. E vanno rimossi. È la base dell’antropocentrismo. Così le nutrie vanno eradicate, i cinghiali vanno cacciati, le cornacchie sparate, gli animali selvatici che competono con i cacciatori fatti fuori a suon di bocconi avvelenati. E gli orsi fastidiosi vanno abbattuti o imprigionati. Decide l’uomo chi muore e chi merita di vivere.

Le specie animali da eliminare mutano a seconda dei momenti. Per molti secoli l’uomo ha ingaggiato contro il lupo una lotta senza tregua. Chi ammazzava un lupo riceveva incentivi economici. Risultato: nel 1970 in Italia erano quasi estinti, ne restava un centinaio. A quel punto c’è stata un’inversione di rotta. Da nocivo, il lupo è diventato un importante bioindicatore sullo stato di salute dell’ambiente. È diventato specie protetta. Oggi la popolazione di lupi è in aumento. E già ci sono voci prepotenti che ne chiedono nuovamente lo sterminio al grido di “al lupo, al lupo”.

Antropocentrismo contro biocentrismo

L’antropocentrismo è la tendenza a considerare l’uomo, e tutto ciò che gli è proprio, come centrale nell’Universo. Ad esso si contrappone il biocentrismo, una concezione filosofica apparsa negli anni ’70, secondo la quale l’uomo è solo uno degli innumerevoli elementi dell’universo, e quindi è tenuto a rispettare tutte le altre forme di vita e a vivere in armonia con animali e vegetali.

Il biocentrismo rivendica il valore della vita. Sostiene che tutti gli esseri viventi hanno lo stesso diritto a esistere, a svilupparsi e a esprimersi. L’attività umana deve quindi cercare di causare il minore impatto possibile sulle altre specie e sul pianeta.

È un’invasione!

Il problema è semplice: l’uomo sta progressivamente invadendo tutti gli habitat degli altri animali. Sette miliardi di esseri umani, in costante crescita, stanno occupando – con le loro attività sempre più tecnologiche e “pesanti”- tutti o quasi gli spazi disponibili. Dall’Amazzonia alle foreste asiatiche fino ai boschi del Trentino. Chi entra in conflitto con l’uomo muore. E si estingue dalla faccia della Terra.  Oppure, se ci riesce, si adegua. Un recente studio pubblicato sulla rivista Science mostra che una quantità di specie diurne come volpi, cervi e cinghiali sta diventando notturna per evitare il rischio di avvicinarsi all’uomo. I ricercatori hanno analizzato 76 studi su 62 specie di mammiferi di sei continenti che, dall’opossum all’elefante, hanno cambiato i loro comportamenti in risposta attività umane come caccia, agricoltura, urbanizzazione e industrializzazione. Per seguire gli animali nei loro movimenti sono state utilizzate tecnologie diverse, dai tracciatori Gps alle fotocamere con sensori di movimento. Al sopraggiungere della notte, gli animali diventano più attivi rispetto a prima dell’arrivo dell’uomo, uscendo allo scoperto per cacciare e foraggiarsi con il buio. Ma c’è un ma: un aumento delle attività notturne, se da un lato ottiene il successo immediato di evitare o ridurre le interazioni con l’invasore uomo, dall’altro non garantisce la certezza di sopravvivenza all’invasione di ogni habitat da parte degli esseri umani.


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