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Antropocentrismo. L’umanità deve cambiare rotta (parte seconda)

di Edgar Meyer, presidente Gaia Animali & Ambiente

Ogni settimana due tigri vengono uccise dal commercio illegale di pelle e ossa. Ancora oggi nel mondo asiatico parti di tigri come ossa, pelle, vibrisse, coda, cistifellea e tanti organi delle tigri vengono usati nella cosiddetta “medicina tradizionale”.

È così che le tigri scompaiono giorno dopo giorno.

Nel 2010 da un censimento svolto in India, Russia, Nepal, Bangladesh e Bhutan risultavano esserci soltanto 3.200 tigri in natura: oltre il 97% in meno rispetto alla fine del secolo scorso. Il Wwf ha lanciato una grande sfida: raddoppiare il numero di tigri entro il 2022.Oggi la stima globale di tigri selvagge è 3.890 individui. Le strategie di tutela e conservazione della tigre tendono sia a misure di emergenza per salvare le tigri in pericolo, sia ad azioni a lungo termine per assicurare loro un futuro.

La giraffa Marius

Dove l’antropocentrismo si manifesta con evidenza è negli zoo. Un episodio, di cui si è parlato in mezzo mondo pochi anni fa, ha fatto discutere del rapporto tra noi, gli animali e la scienza. Il protagonista si chiamava Marius, aveva due anni, stava bene. Era una giraffa. Viveva allo zoo di Copenaghen, in Danimarca, dove è stato ucciso dai responsabili del parco zoologico, è stato successivamente sottoposto a un’autopsia pubblica – cui hanno potuto assistere i visitatori di ogni età – e infine è stato dato in pasto ad alcuni leoni detenuti nella struttura. Vari zoo e riserve di animali avevano dato la loro disponibilità a ospitare la giraffa nei loro spazi, per evitare il suo abbattimento. Il direttore di uno zoo nei Paesi Bassi, Robert Krijuff, si era offerto poco prima dell’uccisione di Marius di prendersene cura e di ospitarlo nella sua struttura. Alla Bbc ha spiegato di essere incredulo per quanto accaduto: “Ci siamo offerti per salvare la sua vita. Gli zoo devono cambiare il modo in cui gestiscono queste cose”.

Zoo: conservazione o guadagno?

I curatori dello zoo danese hanno respinto le critiche, ricordando che ogni anno il parco zoologico gestisce tra le 20 e le 30 uccisioni di animali per evitare che l’endogamia tra gli esemplari della stessa specie possa portare a un indebolimento dei suoi “ospiti”. La riproduzione tra animali che sono parenti stretti porta a un peggioramento del loro patrimonio genetico. Marius era nato da due parenti stretti e se si fosse riprodotto avrebbe portato a una nuova generazione più debole. Insomma: negli zoo gli animali servono per guadagnare, poi si buttano quando diventano un peso. Marius è stato abbattuto con una pistola a proiettile captivo, strumento che fa penetrare nel cranio una punta di ferro lunga 6 centimetri, lo stesso sistema adottato per l’abbattimento dei bovini e dei cavalli. Esponenti dell’ecologia profonda sostengono che gli zoo dovrebbero cambiare radicalmente: cessare di essere luoghi di conservazione di animali esotici da esposizione e diventare solo rifugio per animali sequestrati o impossibilitati ad essere reinseriti in natura. Come quelli provenienti dal progressivo smantellamento dei circhi.

Circhi, basta sfruttamento animale!

Già, i circhi. Il vecchio e anacronistico circo di stampo ottocentesco, quello che mostra animali esotici, donne cannone e donne barbute come fenomeni da baraccone, è destinato lentamente a scomparire. Il circo moderno non trasporta tristi e sfruttati animali, non ha elefanti costretti a esibirsi stancamente, non ha tigri in gabbia che saltano nel cerchio di fuoco, non ha scimpanzé costretti a fare i clown, non ha orsi che ballano sui palloni. E perciò non ha nemmeno domatori con la frusta, non ha ammaestratori con i bastoni, non ha addestratori con scariche di corrente e pungoli d’acciaio.

I protagonisti del circo moderno sono acrobati, contorsionisti, equilibristi, giocolieri, mimi, ballerini e clown. Come il celebre Cirque du soleil, il circo solare, divertente, artistico, poetico e ispirato, che sempre più decisamente sostituisce il vecchio e superato circo delle gabbie, delle torture, delle scariche di corrente, dei forconi, degli uncini e dei maltrattamenti. Per ora, tuttavia, il circo tradizionale sopravvive. Anche grazie a contributi statali. E a chi si ostina a visitarlo.

Un milione di specie estinte nei prossimi anni.

È solo l’inizio, quello che stiamo vivendo, ma in tempi brevi un milione di animali e vegetali scompariranno dalla Terra e dagli oceani. Per colpa dell’uomo, responsabile di un’offensiva nei confronti della biodiversità che gli scienziati definiscono “senza precedenti”.

Questo è il dato shock annunciato dalla piattaforma intergovernativa scientifico-politica sulla biodiversità e gli ecosistemi, Ipbes, l’organismo Onu sulla biodiversità che ad aprile si è riunito a Parigi per una settimana, presenti i rappresentanti di 130 Paesi. Sparirebbero, secondo i ricercatori, l’equivalente di un ottavo di tutte le specie che popolano il pianeta.

Gli scienziati dell’Ipbes dalla capitale francese hanno chiesto ai leader mondiali di passare all’azione quanto prima, perché non tutto è perduto. Secondo gli esperti l’unica speranza per evitare il peggio è quella di porre fine allo sfruttamento intensivo degli ecosistemi per le attività umane.

“La salute degli ecosistemi da cui dipendiamo, così come di tutte le altre specie, si sta deteriorando più velocemente che mai”, ha denunciato il britannico Robert Watson, presidente dell’Ipbes, al termine dei lavori presso la Casa dell’Unesco a Parigi. Il rapporto di 1800 pagine, frutto di tre anni di censimenti e di analisi di dati da parte di diverse centinaia di esperti, dice cose spaventose.

La sesta estinzione di massa

In Europa un terzo delle api e degli insetti è a rischio estinzione, come lo sono allodole, scoiattoli rossi, pipistrelli e ricci. Numerosi scienziati affermano che la Terra è all’inizio della sesta estinzione di massa della sua storia: la prima attribuita all’uomo e alle sue attività. Negli ultimi secoli per mano dell’uomo sono già scomparse 680 specie di vertebrati. “Non è troppo tardi per agire, ma solo se cominciamo da subito e a tutti i livelli, da quello locale a quello mondiale”, ha concluso Watson.

La causa della perdita accelerata della biodiversità sono i comportamenti umani. Per evitare un disastro ecologico servono veloci interventi politici per regolamentare lo sfruttamento delle terre e delle risorse naturali (spesso anticipato dalla deforestazione, in miniere, agricoltura intensiva, caccia e pesca). Ma occorre anche limitare l’uso di pesticidi, lottare contro l’inquinamento e una più razionale urbanizzazione umana.

“Le attività antropiche hanno già alterato gravemente tre quarti delle superfici terrestri, il 40 per cento degli ecosistemi marini e la metà di quelli di acqua dolce”, avverte il rapporto Onu. Oltre alla mano dell’uomo entrano in gioco, seppur in modo meno influente, i cambiamenti climatici (anch’essi causati dai comportamenti umani), responsabili di un’ulteriore accelerazione nella scomparsa di alcune specie.

Da Laika alla sperimentazione animale

Gli animali sono sempre stati sacrificati dall’uomo per il suo “progresso”. Dalle esecuzioni di gatti randagi (e un cavallo e un’elefantessa) promosse da Thomas Edison ai primordi dell’era della luce elettrica e dell’invenzione della sedia elettrica alla cagnetta Laika, lanciata dai russi nello spazio dentro alla navicella Sputnik.

L’ultimo episodio che ha fatto clamore, in ordine di tempo, è quello dei macachi che le Università di Torino e Parma vogliono utilizzare per esperimenti sulla cecità.

A luglio si è svolto a Parma un partecipato corteo di protesta, che verrà ripetuto a settembre.

Il ministero della Salute ha recentemente pubblicato i numeri degli animali utilizzati in Italia nel 2017 a fini sperimentali: in totale 580.073 individui in un solo anno. Le scimmie sono tra le specie il cui utilizzo e uccisione è in crescita: raddoppiate, salgono a 586. In aumento anche i cani, 639, e i conigli. Sono 1.598 gli animali ancora utilizzati a fini didattici.

Ce li mangiamo a miliardi

Uccidiamo, dopo averli imprigionati, miliardi di animali ogni anno per farli finire nel piatto e mangiarli. Solo per i consumi italiani di carne e pesce, ecco alcune cifre: 500 milioni di polli da carne, 40 milioni fra tacchini, faraone, anatre e oche, 10 milioni di conigli, 30 milioni di galline ovaiole non più produttive, 13 milioni di maiali, 4,5 milioni fra vitelli, manzi, vacche, bufali, 7,8 milioni di pecore e capre. A questi si aggiungono 30 milioni di pulcini maschi di razza ovaiola, inutili per la produzione di uova, soppressi alla nascita buttandoli nei trituratori.

Vale la pena provare ad avvicinarsi alla dieta vegetariana. È sana, salutare, gustosa, nutriente. È etica, pacifica e gentile, sobria e non sanguinolenta.

Che fare? L’umanità deve cambiare rotta. Crescere di meno. Consumare di meno. Rispettare di più: sé stessa e le altre specie che popolano il pianeta Terra.

Perché non provarci? Sarebbe meglio per tutti.

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