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C’era una volta l’ideologia

di Roberto Silvestri

Una volta c’era l’ideologia. Era l’idea, la somma dei valori condivisi da una società o da un gruppo sociale. Aleggiava nei salotti, scendeva nelle strade, riempiva l’aria e guidava gli individui nel loro agire quotidiano. I governanti dovevano incarnare la loro ideologia, essere buoni oratori per meritare il plauso e il voto, dimostrarsi abili come ragni nel tessere relazioni ma anche vivere in armonia con i propri valori. Chi gestiva la cosa pubblica doveva essere come la moglie di Cesare, al di sopra di ogni sospetto.

Karl Marx Scultura di Ottmar Hörl

Il termine ideologia fu in breve usato solo per contrapporre le due principali visioni che prefiguravano il mondo del futuro e tracciavano la strada per giungere alla meta desiderata, quella socialista /comunista o quella liberista/capitalista. Sinistra o destra. Da una parte una forte tensione sociale tesa a costruire una società giusta, solidale, egualitaria e dall’altra la spinta altrettanto forte a lasciar fare tutto all’individuo, al mercato e alle sue leggi.

Nel nome dell’ideologia governanti e politici commisero errori e consumarono orrori, l’Italia del passato, anche recente, non era certo il giardino dell’Eden, non ci sono mai stati risparmiati scandali e malversazioni. Comunque, nemmeno la moglie di Cesare era innocente. Su tutto però aleggiava, cupo e pesante con un velo di smog, il giudizio della pubblica morale.

La caduta del muro di Berlino ha decretato, per molti, la fine delle ideologie, polveroso patrimonio ottocentesco inadatto a descrivere il mondo che sarebbe nato. Ai principali snodi della storia o della vita sociale si tende ad assegnare una data di nascita. Ovviamente il percorso è invece lento e intermittente ma serve un riferimento, una boa che fissi il prima e il dopo.

“Le ideologie sono morte.” È bastato che questa voce uscisse da una bocca, raggiungesse un orecchio e venisse inviata al relativo cervello che, all’improvviso, l’idea è svanita, un nuovo mondo, senza più le tensioni ideali del passato, si è materializzato. Sinistra e destra non esistono più.

Naturalmente la caduta del muro non ha dato risposta ai bisogni irrealizzati, non ha ascoltato le voci di chi chiedeva equità e giustizia.

Però, di bocca in bocca, da cervello a cervello sinistra e destra sono diventate invisibili.

Sinistra e destra non esistono più. La sinistra, che a quanto pare non era l’idea solidale contro la visione egoistica ma solo una realtà geopolitica, è evaporata. Resta solo la destra, che essendo ormai il tutto perde il suo marcatore sociale.

E piano piano tutto scivola verso un mondo meno giusto e meno saggio. La disuguaglianza sociale aumenta, il numero dei poveri cresce, i diritti diminuiscono, l’ambiente soffoca, il liberismo/capitalismo perde ogni freno, ogni cosa si fa lecita nel nome del libero mercato e al diritto di fare soldi sulle spalle degli altri. I correttivi sono sempre pochi, tardivi e inefficaci, meri palliativi.

Zio Sam

La morte di Dio fa scomparire la morale comune, pensava Nietzsche; aveva ragione, con la presunta fine delle ideologie viene a mancare l’etica condivisa. I ladri sono votati e osannati, i voltagabbana diventano punti di riferimento. Si fanno largo i furbi, ora hanno spazio. Che tanto: Tutto va ben, madama la marchesa. Comunque la vada.

Liberi dal legame delle idee e dei valori l’unica cosa che conta è la convenienza, il tornaconto, personale o di gruppo. In fin dei conti, non è etico, oltre che umano, cercare il proprio personale interesse?

Ai tempi di Craxi si parlava di nani e ballerini, oggi abbiamo prestigiatori e saltimbanchi, abili nell’uso di carte truccate o nel fare tripli salti mortali da uno scranno a un altro.

Qualche partito che si muove ancora seguendo l’idea ancora c’è. Parole come solidarietà, uguaglianza, democrazia, ambiente, legalità, diritti, trasparenza echeggiano ancora.

Ma in qualche sala del potere queste parole diventano negoziabili. Questo vale sia a livello nazionale sia a livello locale.

Nel comune di Melegnano queste parole restano, ahimè, solo scritte nel libro delle buone intenzioni e sui volantini elettorali distribuiti quattro anni fa.

È quella della gestione del nostro comune una storia a tratti poco edificante

L’accettazione passiva delle peggiori leggi emanate dalla Giunta regionale lombarda, da quella di rendere abitabili solai e cantine, destinati evidentemente ad ospitare persone non degne di abitare in abitazioni civili, a quella sulle diverse regole per l’accesso dei bambini stranieri alle mense scolastiche, pur se mitigata da sussidi; un diritto negato rimpiazzato da una sovvenzione. Mentre altri sindaci, dopo aver compreso l’impatto di queste leggi non le hanno implementate o hanno successivamente abrogato le delibere già adottate nei loro comuni, Melegnano è rimasta coerente nella propria incoerenza sulle idee.

Il rifiuto di tenere un referendum chiesto dai cittadini con argomentazioni da azzeccagarbugli è democrazia negata.

Il cemento che avanza con il beneplacito dell’amministrazione comunale dichiara che l’ambiente può essere svenduto agli interessi privati.

Alcuni atti che secondo il segretario comunale, garante della loro legittimità, sono contrari alle norme, tanto da aver presentato un esposto all’Autorità Nazionale Anticorruzione, rivelano che la legalità può essere piegata al proprio arbitrio.

Da ultimo il rifiuto di consentire la discussione pubblica in Consiglio Comunale degli atti segnalati come illegittimi, è la negazione in un colpo solo del diritto dei cittadini di sapere e del dovere dell’amministrazione di far sapere quel che sta facendo. La segretezza su quest’ultima vicenda è arrivata al punto che il Presidente del Consiglio Comunale si è scordato di compiere atti obbligatori per la regolare convocazione dell’assemblea consiliare, atti che però avrebbero comunque segnalato che era necessario parlare, seppure a porte chiuse, di illegittimità compiute. Nemmeno il più piccolo raggio di luce deve trapelare, le finestre della casa di vetro sono state coperte da pesanti cartoni per nascondere le proprie magagne.

Però quest’ultimo episodio dimostra che la morale pubblica forse esiste ancora e se si cerca di nascondere a tutti i costi la realtà è perché la si teme.

Manteniamo quindi alto il nostro diritto all’indignazione che, ci ricorda Antonio Gramsci, è una condizione necessaria anche se non sufficiente.

Immagine di copertina: braccio di ferro tra Karl Marx e Nelson Rockefeller, tratta dalla scatola di un gioco educativo statunitense del 1978

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