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I giovani e il lavoro. Non si risolvono problemi vecchi con vecchie soluzioni

di Giovanna Carrara

Se chiedete a Maria o Mario, i giovani protagonisti della nostra storia a puntate, se si sentono parte della comunità nazionale vi guarderanno con aria perplessa, tra l’ironico e il disilluso.

Davvero la condizione complessiva di quell’organismo complesso che è la società italiana è molto compromessa.

Manca l’immissione regolare di forze nuove e vitali perché le giovani generazioni sono sempre più esigue.

Manca il cosiddetto “ascensore sociale” con cui far emergere dall’intera popolazione, comprese le classi più vulnerabili, i talenti, le potenzialità e i ”cervelli” in grado di dare

ricchezza, futuro e governo alla nazione.

Manca un normale fluire di risorse intellettuali e imprenditoriali tra la nostra e le altre Nazioni.

Se Maria e Mario vanno all’estero per completare la loro formazione e per avere un futuro, purtroppo Pierre, Marius o Marie non considerano una promettente opzione compiere un movimento corrispondente e contrario.

In questa situazione stagnante, silente e drammatica la politica deve avere il coraggio di fare scelte innovative e per certi versi “rivoluzionarie”.

Non si possono risolvere problemi vecchi con vecchie soluzioni.

Come minimo, un salario minimo

Un provvedimento robusto e non più differibile sarebbe l’introduzione della paga oraria minima, riguardante ogni tipo di lavoro.

In Germania a partire dal 1° gennaio 2015 ogni lavoratore ha avuto diritto alla retribuzione di un salario minimo di 8,50 euro all’ora lorde. Benché questo provvedimento suscitasse in un primo tempo le perplessità del sindacato che, giustamente, sosteneva la maggior incisività e il maggior vantaggio per il lavoratore della contrattazione collettiva, il salario è poi stato rapidamente incrementato a 9,82.

Il contratto collettivo, infatti, per moltissimi lavoratori giovani non c’era, come non c’è

oggi in Italia.

L’introduzione del salario minimo ha dato in Germania risultati brillanti: ha cambiato le condizioni di vita di centinaia di migliaia di persone e ha rivitalizzato il mercato. Per evitare il trascinamento dei salari verso il basso si è stabilito di agganciare agli aumenti delle contrattazioni collettive i futuri aumenti del salario minimo.

Chi non ha soldi non può spendere, ma i ceti popolari, quando ne hanno, sono consumatori formidabili come insegnava già Adam Smith.

I risultati sono stati in Germania così brillanti da spingere Olaf Scholz a inserire tra i punti

programmatici del governo social-democratico, verde e liberale che lo appoggia, un ulteriore aumento del salario minimo a 12 euro all’ora, provvedimento attuato nello scorso febbraio.

Dunque se le buone pratiche ci sono, perché non seguirle?

Fare un figlio, se ce la facciamo

Il Governo francese, dal canto suo, per convincere Marie e Pierre a mettere su famiglia ha introdotto una vera e propria rivoluzione fiscale, che ne fa oggi un vero e proprio paradiso per le giovani famiglie in crescita: il quoziente familiare.

Con questo metodo si calcola l’Imposta sul reddito sommando le entrate della famiglia e poi dividendole per il numero dei componenti, in modo da non tassare tanto il reddito unitario percepito, quanto il reddito disponibile per ogni componente la famiglia. L’aliquota sarà quindi nelle famiglie molto più bassa perché relativa a ogni singola porzione. Questo metodo trasparente, chiaro, costante nel tempo ha consentito in Francia un nuovo boom demografico perché ha consentito l’opzione di mettere al mondo nuovi cittadini senza pagarla con la riduzione in povertà.

Fantasmi in Italia

Si calcola che per mantenere il livello attuale di popolazione ogni donna debba avere una natalità del 2,7 per cento, risultato non raggiungibile in tempi brevi. Esistono però persone che vivono in Italia, lavorano in Italia (magari come imprenditori), pagano le tasse in Italia, o frequentano scuole italiane, magari sono nate in Italia, ma non sono considerate italiani.

Come questo sia possibile in una nazione con drammatici problemi demografici è un mistero della miopia e della malafede politica.

Se Inps e fisco non ricevessero i contributi di questi cittadini con doveri e senza diritti, stimati dal Sole24ore nell’ordine di 18 miliardi nel 2020, le nostre pensioni non potrebbero più essere pagate.

Non resta che applicare tempestivamente una legge già in vigore ai tempi dell’Impero Romano, lo Ius soli. A meno che non si voglia sostenere che i Romani non sapevano governare efficacemente.

I giovani per un pensiero innovativo

Infine se vogliamo avere idee e punti di prospettiva nuovi, che producano nuove leggi e nuovi rapporti sociali, abbiamo il coraggio di introdurre i giovani nella democrazia e nelle stanze decisionali.

È evidente che una classe di età esigua come quella delle ultime generazioni sarà sempre vinta “democraticamente” dagli anziani, in una società gerontocratica. Abbiamo il coraggio di dare loro visibilità e decisionalità politica: diamo il voto ai sedicenni (fine).

In apertura, immagine tratta da open.it; sotto, immagine da affaritaliani.it

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