Written by 04:04 Approfondimento, Cultura, Melegnano, news

Il Bosco Montorfano compie trent’anni. Il racconto di uno dei protagonisti

di Vincenzo Caminada

Chi entra per la prima volta nel Bosco di Montorfano a Melegnano ha la sensazione che questa comunità vegetale, grazie all’aspetto naturale e spontaneo che ha assunto da molti anni, ci sia sempre stata, ma non è così.

Era l’autunno del 1990 e l’immobiliare Vima, edificatrice del quartiere residenziale di via Verdi, a scomputo degli oneri di urbanizzazione, si apprestava a sistemare a giardino pubblico, su progetto dell’agronomo Ottavio Minoli, l’area antistante il quartiere situata sul margine del Lambro e della Vettabbia, un terreno sostanzialmente quasi privo di alberi (forse una dozzina in tutto presenti sulle sponde, dopo che il pioppeto che esisteva era stato abbattuto pochi anni prima).

In quel periodo però molti fattori congiuravano per spingere quell’area verso un destino ben diverso:

Nel maggio 1989 il Centro Studi Pim (Piano intercomunale milanese), aveva pubblicato il Progetto di sistemazione ambientale e paesaggistica del fiume Lambro settentrionale nel territorio di Melegnano, che dava un chiaro indirizzo nel senso della riqualificazione forestale delle aree in oggetto.

Sopra il terreno originario erano stati depositati dal cantiere attiguo di via Verdi metri di materiale limoso e sabbioso di scavo del nuovo quartiere, situazione non certo idonea all’impianto di un giardino pubblico tradizionale, ma più favorevole all’inserimento di specie autoctone, notoriamente meno esigenti anche in fatto di qualità del terreno.

Nella primavera del 1990, su forte spinta degli ambientalisti, era nato il Parco Agricolo Sud Milano, che aveva ricompreso nei suoi confini anche il terreno in questione, e si proponeva nel suo programma anche la riqualificazione delle aree di pertinenza fluviale, sia per scopi di valorizzazione paesaggistica e naturalistica che per il consolidamento delle sponde.

Sempre nel 1990 si era insediata la giunta di Franco Panigada dove era entrato, in qualità di assessore all’Ecologia, Verde e Ambiente, l’esponente dei Verdi Luigi Visigalli, proveniente come me dall’esperienza di Melegnano Ambiente.

Ero reduce dalla quindicinale esperienza di collaborazione con il Boscoincittà di Italia Nostra, prima come volontario nei primi anni per la piantagione del bosco, poi che come collaboratore, semivolontario, nella progettazione delle iniziative esterne di piantagione di aree pubbliche a verde, coinvolgenti scuole, associazioni e cittadini volontari, e mi sentivo pronto, preparato ed entusiasta a collaborare questa volta al miglioramento ambientale nella mia città.

Non era la prima volta che davo una mano al verde di Melegnano, perché negli anni precedenti si erano piantati alberi, con l’aiuto dei volontari e con le piante del Boscoincittà, nel giardino di via Lombardia e in quello di via Giardino.

In autunno ne parlai con l’assessore Visigalli che, tenuto conto degli elementi sopra ricordati, concordò subito sull’opportunità di mutare la destinazione dell’area in senso naturalistico, con la possibilità di coinvolgere poi anche il volontariato nelle opere di piantagione e di fruire della fornitura gratuita di almeno una parte delle piante da parte del Boscoincittà di Italia Nostra. Modificai allora il progetto Vima in senso naturalistico, individuando le nuove specie autoctone da inserire (400 tra alberi e arbusti) distribuite in gruppi lungo le sponde e in tre boschetti rettangolari che avrebbero costituito il nucleo del futuro bosco.

Nei primi mesi del 1991, dopo la delibera comunale, vennero messe a dimora dalla Vima le piante suddette, che si affiancarono ai Tigli in precedenza piantati dalla stessa lungo la via Verdi, e venne seminato il prato su tutta l’area.

Nell’ottobre 1991, dopo che in Commissione Ambiente ebbi sollevato il problema della discarica di inerti della Mea in corso a Montorfano sulle sponde della Vettabbia, incompatibile con le nuove norme di salvaguardia dei corsi d’acqua del regolamento del Parco agricolo sud Milano, la commissione dispose “la sospensione dello scarico materiali in vista di un progetto globale tenendo presente il futuro a bosco dell’area”.

Sempre nell’ottobre del 1991, il Wwf sud milanese presentò al Comune un progetto, redatto dal sottoscritto, di sistemazione a verde del primo lotto del Bosco di Montorfano, tra la via Emilia e il ponte Cappuccina, e l’assessorato all’Ecologia del Comune organizzò per novembre, assieme al Wwf, la seconda operazione di rimboschimento dell’area con la messa a dimora di 295 piante da parte dei volontari, che si rivelò un buon successo di partecipazione da parte dei cittadini (una cinquantina). Le specie previste furono: Pioppi bianchi, Olmi, Noccioli, Aceri campestri, Biancospini, Salici e Farnie (queste coltivate da ghiande provenienti dalla plurisecolare Quercia di cascina Carlotta).

Giovane Nocciolo in fioritura (foto Vincenzo Caminada)

Nel marzo del 1992 si piantarono, con l’aiuto anche degli scout, altri 152 alberi (Pioppi, Ontani, Olmi) regalati dalla concessionaria Fiat Massironi di Melegnano (l’impegno era di donare un albero per ogni auto venduta).

Nel novembre 1992, con l’aiuto dei volontari del Wwf Sud Milano, si misero a dimora altre 200 piante.

Nel marzo del 1993 si piantarono, in collaborazione col Wwf, sempre nel tratto tra la via Emilia e il ponte Cappuccina, ulteriori 221 alberelli, corrispondenti alle nascite degli anni ’92 e ’93, forniti gratuitamente dal Servizio Foreste della Regione.

A giugno dello stesso anno l’assessore Visigalli organizzò col Wwf una grande giornata di pulizia dei rifiuti e di diserbo e pacciamatura delle piante di recente messa a dimora, alla quale parteciparono alcune classi della scuola media Frisi, gruppi di scout e anche volontari della Protezione Civile.

All’ inizio 1994 il Comune diede il via alla sistemazione del secondo lotto (dal ponte Cappuccina alla via Luther King, allora ancora da realizzare), basato sul progetto del 1992 degli architetti Kipar e Porcheddu: per prima cosa venne sistemata la discarica di inerti, parzialmente abusiva, livellandola e coprendola di terra. Poi si posò una recinzione per evitare nuove discariche. Si creò un percorso di servizio e di visita e si piantarono Bagolari e Carpini sul lato confinante con le residenze.

Il 24 febbraio 1995 venne approvata all’unanimità in consiglio comunale la convenzione fra il Comune e il Wwf sud milanese per la gestione del Bosco di Montorfano, con l’obiettivo di ricreare l’ambiente fluviale di ripa naturale del paesaggio padano e di essere esempio di rinaturazione all’interno del Parco Sud, che in quel momento non era ancora decollato nei fatti. La convenzione fu firmata il 21 marzo dal sindaco Pietro Mezzi e dal responsabile della sezione Sud milanese del Wwf, Giorgio Bianchini.

Nel frattempo il 26 febbraio era continuata la sistemazione del primo lotto con la piantagione di 152 fra alberi e arbusti autoctoni, oltre alla posa di pacciamatura e protezioni antiroditore per le piante nuove e quelle già esistenti. Sabato 18 novembre da cittadini, volontari Wwf e scout vennero messi a dimora e pacciamati altri 125 tra alberi e arbusti di specie diverse (Noccioli, Salici bianchi, Padi, Sambuchi, Sanguinelli, Fusaggini ed Edera).

(Il link del video della piantagione avvenuta nel novembre del 2005

https://www.youtube.com/watch?v=fcxDZ22krkI)

Successivamente il Comune appaltò la piantagione di circa 600 piantine nel secondo tratto (dopo il ponte Cappuccina) con specie adatte al terreno difficile (discarica di macerie miste a terra di scarto): Roverella, Orniello, Prugnolo, Biancospino, Acero campestre e Bagolaro.

Nel marzo 1996 i volontari piantarono nel primo tratto altre 120 piantine (Farnie, Carpini bianchi, Aceri campestri, Noccioli, Biancospini, Cornioli, Palloni di maggio, Prugnoli, Ligustri, Frangole e Rose canine) utili a completare i margini del bosco.

Nello stesso anno, grazie a un finanziamento del Parco Sud deliberato nel dicembre 1995, si livellò il terreno chiudendo un fossetto abusivo presso il ponte Cappuccina, vennero posate cinque bacheche informative in legno agli ingressi e lungo il percorso (che purtroppo furono successivamente vandalizzate). Grazie a volontari del Wwf (arrivati anche da Milano) inoltre si piantarono in un solo giorno 700 Biancospini e 128 Rose canine, per formare una siepe perimetrale difensiva  lungo la via Verdi.

Nel 1997 avanzò la piantagione del secondo tratto con la posa di 192 tra bagolari, biancospini, aceri campestri, prugnoli e ornielli. Continuò inoltre il rimboschimento con 84 piantine del primo tratto nella parte livellata nel 1996 presso il ponte Cappuccina, più la messa a dimora di 220 arbusti nella fascia di rispetto sotto la linea Enel.

Nel 1998 si continuò il rimboschimento del primo tratto con la piantagione nei margini boscati e sulle sponde di Lambro e Vettabbia di 108 tra alberi e arbusti e si creò il primo stagno, presso la confluenza fra i due corsi d’acqua.

Nello stesso anno, dopo i lavori della nuova stazione di pompaggio della fognatura del quartiere adiacente (presso la via Emilia), si ripristinò la vegetazione distrutta con la piantagione di 50 Carpini bianchi e 80 Rose canine.

Nell’anno 2000, nel secondo tratto, si scavò il secondo stagno (o stagno superiore), dotato di isola e di piante acquatiche, che verrà poi seguito un anno dopo da un terzo stagno, più in basso, collegato con un ruscello a quello superiore. Sempre nel 2000 si completò il rimboschimento del secondo tratto con la piantagione di ben 988 piantine tra alberi e arbusti di specie sempre autoctone.

Lo stagno superiore nel 2008 (foto, Vincenzo Caminada)

Nel maggio 2002, si stipulò una nuova convenzione tra Comune e Wwf per l’ampliamento del Bosco con il terzo lotto, cioè con l’area di circa 4000 metri quadrati, che risultò tra la Vettabbia e la nuova strada comunale (via Luther King), appena costruita. Il terreno venne rimboschito con 600 tra alberi e arbusti autoctoni a febbraio del 2004, con delibera di appalto a un’impresa del verde.

Nel primo tratto, in aprile 2004 si piantarono con gli alunni della scuola media Frisi 210 piantine di sottobosco (Vinca minor).

In giugno, negli stagni si piantarono un centinaio di piante acquatiche, comprese alcune Ninfee, e nello stesso anno, si stampò un nuovo pieghevole informativo e si allestirono due nuove bacheche, una per il Bosco e una per il Sentiero dei Giganti.

Immagine dello stampato del 2004

Nel 2005 venne recintata la casetta degli attrezzi, in previsione di creare un sentiero didattico attorno a essa che fu realizzato nell’anno seguente, utilizzando i fondi residui della manutenzione dell’anno precedente.

A luglio 2006 si rinnovò la convenzione per la gestione del Bosco di Montorfano e del Parco Noci con il coinvolgimento della associazione Il Bradipo, che si impegnò ad effettuare didattica per le scuole e visite guidate.

Con l’intervento del 2005 si completarono sostanzialmente i lavori inerenti la struttura dell’oasi, e da allora si effettuarono solo lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria (con alcune interruzioni) fino ai giorni nostri.

Nel complesso si può affermare con certezza che il fine principale di ricreare un’area naturale sulle sponde di Lambro e Vettabbia sia stato raggiunto.

Ormai da molti anni i cittadini di Melegnano hanno a disposizione a pochi passi da casa la possibilità di evadere e rigenerarsi fisicamente  e spiritualmente quando vogliono fuggire dall’abbraccio rumoroso, soffocante e inquinato del traffico, del cemento e dell’asfalto della città, un luogo dove scoprire ancora la magia delle lucciole o il canto degli usignoli, senza bisogno di andarlo a cercare più lontano, sull’Adda o sul Ticino per esempio.

Nel mezzo del deserto agricolo provocato dall’agricoltura industrializzata che domina anche le nostre campagne, il nostro bosco, ormai adulto, risulta essere un’isola ricca di natura, un concentrato e una fonte di biodiversità: un rifugio sicuro per fauna e flora, come testimoniano le innumerevoli immagini di uccelli, insetti, fiori e funghi catturate dal grande fotografo locale Emilio Ferrari.

Martin pescatore (foto di Emilio Ferrari)

Ma questo non è l’unico beneficio ambientale che offre l’oasi, pur nella sua dimensione limitata: depura l’aria dai composti inquinanti, mitiga gli eccessi di calore estivi e il rumore, sottrae carbonio all’aria contribuendo alla lotta al cambiamento climatico, consolida le sponde di Lambro e Vettabbia. Non ultimo si presta ottimamente ad essere fonte di evoluzione culturale in senso naturalistico di scuole e cittadini.

Ricevuta anche la benedizione di Fulco Pratesi, papà e papa emerito del Wwf Italia che, in visita nell’oasi del Bosco di Montorfano nel maggio del 2013, disse “Sono davvero estasiato, è qui che si respira la vera natura”, si può inoltre tranquillamente affermare che il Bosco di Montorfano costituisca il primo e più significativo intervento di rinaturazione effettuato con l’aiuto di volontari sulle sponde della Vettabbia e del Lambro a sud di Milano, costituendo anche la parte finale del  futuro Parco della Valle della Vettabbia, la cui parte iniziale è formata dal parco realizzato alcuni anni fa di Nosedo-Chiaravalle.

L’oasi costituisce anche il verdissimo punto di partenza del frequentatissimo Sentiero dei Giganti che, attraverso Cascina Cappuccina, Rocca Brivio e Santa Brera porta a Zivido sulle tracce della famosa battaglia di Marignano o dei Giganti.

Fulco Pratesi al Bosco Montorfano nel 2013 (foto, Il Cittadino)

Certo non sono tutte rose e fiori, l’oasi ha avuto e ha ancora tutt’oggi molti problemi e criticità, ma di questi si parlerà in una prossima puntata. In ogni caso si può affermare con soddisfazione, grazie a tutti coloro che hanno aiutato a far nascere e crescere questo bosco…missione compiuta!

In apertura, Sentiero nel bosco (foto Vincenzo Caminada)

(Visited 372 times, 1 visits today)
Close