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Il Giorno della Memoria

di Roberto Silvestri

Il 27 gennaio 1945 l’Armata Rossa entrò nel campo di sterminio di Auschwitz e la consapevolezza dell’orrore travolse il mondo.

Un orrore messo in pratica da una perversa catena in cui vari anelli svolgevano il loro piccolo compito disumano grazie alla solerzia di un bravo impiegato o la meticolosità di un artigiano efficiente. Atrocità piccine di cui possono essere capaci le persone normali.

In questa catena non ci sono responsabilità minori di altre, non ci sono attenuanti, perché al termine della catena, ci ricorda Primo Levi, sta il Lager e nei lager migliaia di deportati assassinati ogni giorno.

Mussolini e i parlamentari che votarono le leggi razziali, il re che le firmò, i giornalisti che le glorificarono sono responsabili dell’uccisione delle migliaia di ebrei italiani al pari degli infami che gli ebrei denunciarono, dei fascisti che li arrestarono e li consegnarono ai tedeschi, degli industriali che sfruttarono il loro lavoro forzato, dei nazisti che li rinchiusero nei campi e che, quando non furono più utili come schiavi, li uccisero.

I bambini e gli inabili, esseri inutili, venivano uccisi subito, al loro arrivo.

Migliaia di deportati assassinati ogni giorno. Immaginatevi Melegnano svuotata in tre, quattro giorni, ogni vita scomparsa, ridotta ad una nera nuvola nel vento.

Le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale, né demoniaco, né mostruoso. scrisse Hannah Arendt. È questa pretesa normalità la reale dimensione dell’orrore di quegli anni.

Insieme alla mostruosità dei crimini compiuti dai nazisti con la complicità e l’aiuto dei fascisti, fu subito chiara la ferocia dell’indifferenza.

Un mucchio di scarpe. Auschwitz, foto di © kallerna da Wikimedia Commons.

La storia è costellata di atrocità che si sarebbero potute evitare se gli indifferenti si fossero alzati in piedi a gridare forte il loro NO! rivendicando così il loro essere umani.

Ancora oggi, per quieto vivere o per opportunismo, molti chiudono gli occhi o girano la testa fingendo di non vedere l’ingiustizia, si rifugiano in un mondo dai contorni sfocati, una zona in cui l’arbitrio diventa normalità, la zona dell’indifferenza.

Ci ricorda papa Francesco: I “briganti della strada” hanno di solito come segreti alleati quelli che “passano per la strada guardando dall’altra parte”. 

L’indifferenza spalanca le porte alla prepotenza, lascia la strada libera ad ogni sorta di prevaricazio-ne, i cui limiti si spingono sempre più in là fino a quando diventerà facile fare il passo per varcare il confine dell’umanità.

Ma sopra la massa dei criminali, degli infami, dei pavidi si alzarono nobili e possenti i giusti, che nella disumanità restarono umani. Sono coloro che anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati, come recita il decreto di istituzione del Giorno della Memoria

Anche questo oggi ricordiamo, che è possibile opporsi alla barbarie, non accettare una normalità inumana come non la accettarono i giusti, i partigiani, i buoni samaritani.

Il Giorno della Memoria serve, però, soprattutto a riconoscere e a non dimenticare questa terribile storia.

Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre. (Primo Levi)

Oggi, nel mondo, la memoria sta svanendo, l’ignoranza colpevole dilaga, sostenuta e diffusa dai negazionisti. E di pari passo avanzano gli episodi di discriminazione, intolleranza, prevaricazione, violenza. I “briganti della strada” diventano più forti.

Per questo oggi è importante ricordare.

Ma il ricordo di un fatto rischia di diventare nebuloso se ci si affida solo ai numeri.

È un po’ come il numero dei morti di Covid. Mentre sto scrivendo hanno dato il numero di oggi: 488.

A chi di voi 488 dice qualcosa? Per me era solo un numero pari, ho poi scoperto che è pure un modello della Ferrari, magari qualche matematico potrebbe aggiungere qualcosa, ma un numero resta. Non pensiamo a 488, piangiamo invece le persone che ci hanno lasciato.

Auschwitz-Birkenau – Vittime – Foto di © Bubamara

Non pensiamo a sei milioni ma a Janina, Anca, Kazimerz, Moses…

Ricordiamoci degli uomini, delle donne, dei giovani, dei bambini, rimpiangiamo le storie che non hanno potuto raccontarci, rattristiamoci per le loro speranze svanite e per i loro sogni a cui non è stato dato il tempo di avverarsi.

In Italia il Giorno della Memoria ricorda la Shoah ma anche le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte.

Anche nel nostro territorio ci sono stati deportati, di alcuni l’ANPI di Melegnano ha raccolto le storie.

Carlo Calatroni – Studente, antifascista, prigioniero politico. Fu deportato nel 1944 prima a Fossoli, poi a Mauthausen. All’arrivo sulla casacca gli venne cucito il triangolo rosso dei deportati politici. Ritornò a casa il 28/8/1945

Peppino Mariani – Militare, Deportato nel 1943 a Meisen. Nei primi mesi del 1945 riuscì a fuggire. Ritornò a casa nel giugno del 1945.

Mario Orsini – Militare. Arrestato dopo l’8 settembre del 1943 deportato a Gusen. Ritornò a casa nell’estate del 1945,

Ci sono certamente altre storie, se le conoscete raccontatele all’ANPI. Anche questo serve a non dimenticare.

ORA E SEMPRE RESISTENZA

Immagine di copertina: La banalità del male, un semplice forno. Auschwitz, foto di © flyz1 da Wikimedia commons.

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