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Il perdono nei Vangeli

di Don Mauro Colombo

1. “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”.

Tutti ricordano queste parole di Gesù sulla croce ormai morente. Sono il manifesto dell’Amore di Dio per tutti gli uomini e le donne di tutta la storia. Per un cristiano, la sorgente del perdono è questa: Gesù Cristo che ha fatto del perdono il distintivo del volto di Dio Padre. Se si accoglie questo perdono per se stessi, si potrà donarlo anche agli altri, anzi esserne un canale di trasmissione, perché queste parole arrivino a tutti.

Gesù nella sua vita terrena, ha sempre distinto l’errore dall’errante. Ha deprecato l’errore, il male, il peccato, lo ha chiamato col suo nome, non ha mai fatto il buonista, confondendo le carte, ma ha sempre chiamato per nome anche le azioni più esecrabili. Gesù però ha educato i suoi a non condannare mai e non identificare la persona con le sue azioni. Questo non significa non affermare e cancellare la responsabilità delle azioni da parte di chi le commette, ma Gesù ci ha insegnato a credere che se amata, una persona anche se ha commesso gravi delitti, può cambiare, dobbiamo dare a tutti un altra possibilità. Certo, i cristiani nella lunga storia della Chiesa non sempre hanno vissuto questo stile, a volte hanno condannato anche a morte in contesti storici dove questo era prassi per tutti.

Ma il Vangelo non ha mai condannato nessuno.

E’ emblematico il famoso episodio della peccatrice adultera che per la legge mosaica doveva essere lapidata. Lo possiamo leggere nel Vangelo di Giovanni al capitolo 8. Gesù davanti a coloro che stavano lapidando quella donna dice la famosa frase “Chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra”. Tutti se ne vanno e resta solo Gesù con quella donna e le dice : “Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?”. Ed essa rispose: “Nessuno, Signore”. E Gesù le disse: “Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”.

Nicolas Poussin Gesù e l’adultera Parigi, Museo del Louvre

Osserviamo come il perdono di Gesù è totale ma non senza impegno. La donna deve partire da questo perdono per rifarsi una vita, per non peccare più.

Questo episodio dice lo stile del perdono cristiano che, a imitazione del Maestro, è un dono che tocca la libertà di chi lo riceve. Del resto nel “Padre nostro” la preghiera che Gesù insegna ai discepoli per comunicare il volto di Dio che è quello di un Padre buono e misericordioso, è contenuta questa frase: “Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori”.

Il concetto qui è chiaro: dove si può verificare se una persona ha ricevuto veramente il perdono di Dio? Se è capace di fare lo stesso con i suoi simili. Anzi, il perdono di Dio è condizionato dalla capacità di donare una nuova possibilità di riscatto ai propri simili.

Il Padre fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti”. Così dice il Vangelo di Matteo (5,45). Se lui fa così, anche chi crede in Lui deve fare la stessa cosa.

Gesù con diverse parabole, mostra la necessità di imitare il perdono di Dio. Quando chi ha ricevuto il perdono non lo dà ai suoi simili, Gesù esprime una sentenza molto precisa perché il Padre dopo questa vita non potrà accogliere chi perdonato da Lui, non ha perdonato i suoi simili.

2. Da questi concetti di perdono cristiano, nascono delle conseguenze per la vita sociale: la cura dei carcerati, l’attenzione alle donne di strada, la vicinanza a chi ha commesso delitti efferati, il no definitivo alla pena di morte e altro.

Il perdono fa nascere percorsi di recupero e propone una giustizia che diventa ripartiva. Nel Vangelo, chi è stato perdonato inizia una storia nuova che tocca le esistenze di chi è stato ferito, derubato, oltraggiato e ucciso. Così nel segreto delle coscienze, l’incontro con quel perdono di Cristo che dalla croce continua a ripetere al Padre : “perdona loro”, avvia strade di riscatto e di vero cambiamento.

Anche l’aspetto del riparare il male commesso, consegna alla società un modo alternativo di scontare la pena connessa con i reati più terribili. Questo è un capitolo che meriterebbe approfondimento in futuro.

Ma vorrei concludere affermando che il perdono per chi ama è pane quotidiano, soprattutto tra le mura di casa e nella convivenza civile, dove si svolge la propria esistenza.

Viviamo in un tempo in cui i conflitti sono all’ordine del giorno. Nei conflitti tra i componenti della famiglia, i bambini non imparano più l’arte di gestire i conflitti stessi, ed è raro che vedano nella coppia genitoriale che litiga, una tregua che sa consegnare reciprocamente il perdono.

In questo senso, la proposta del cristianesimo che unisce verità con carità, è una pista che non solo porta al perdono reciproco, ma insegna una strada per fare dei conflitti una scuola per le giovani generazioni, che a quanto pare dimostrano nella pandemia di invadere le piazze e di enfatizzare più che smorzare i piccoli conflitti tra pari.

Occorre che le giovani generazioni imparino dagli adulti la capacità di configgere, trovando una terza via che possa portare a fare dell’errore dell’altro non un luogo di manifestazione di odio e di rabbia, ma una occasione in cui si cresce nell’amore. L’amore come scrive San Paolo “tutto scusa, tutto sopporta…”.

Vorrei sigillare questo scritto proprio con l’inno alla carità di San Paolo, che in pratica descrive l’amore di Cristo e mostra che il perdono, più che la risposta di uno sciocco, è la fantasia di chi ha scoperto l’amore di Cristo come un prisma brillante, che evidenzia i volti di chi non si dimentica che la persona che ha davanti ha un cuore.

L’amore è paziente, è benevolo; l’amore non invidia; l’amore non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s’inasprisce, non addebita il male, non gode dell’ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa. L’amore non verrà mai meno.” (1 Corinzi 13,4-7).

Auguro a tutti di poter sperimentare il dono di dare all’altra persona una nuova possibilità di vita, guardando l’esempio di Gesù di Nazareth che è modello per ogni uomo credente e non credente.

Immagine di copertina, La bolla del Perdono, foto di © Adriano Carafòli

 

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