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Jaco Pastorius, l’innovatore del basso elettrico

di Alessandro Arioldi

Al giorno d’oggi, 70 anni d’età non rappresentano un problema, ci si può sentire ancora attivi e pieni di energie, tanto che, anche in campo musicale, vediamo ancora vivaci settantenni che si agitano grintosamente sui palchi di mezzo mondo.

Probabilmente è la musica che preserva dall’invecchiamento; quest’estate a un festival prog, dietro ai tamburi dei The Trip, rullava l’ottantenne fondatore, poco dopo, sul palco hanno dimostrato la loro intatta creatività, i fratelli Nocenzi, fondatori del Banco del Mutuo Soccorso nel lontano 1968 e come non ricordare gli arzilli novantenni del Buena Vista Social Club?

Sicuramente tra questa folta schiera di appassionati musicisti, avremmo trovato su di un palco, da qualche parte, un altro grande astro dell’universo musicale del XX secolo, che il 1° dicembre scorso avrebbe disegnato le sue 70 note sul pentagramma.

Si chiamava John Francis Anthony Pastorius III, per tutti Jaco ed è stato uno dei più grandi bassisti, forse il più grande di tutti i tempi, e punto di riferimento della fusion, il genere musicale che è riuscito ad amalgamare jazz, rock e funk; un musicista e compositore che ha dato alla fusion un’impronta indelebile e ha cambiato radicalmente la concezione di come si può suonare il basso.

Più di ogni altra cosa, però, Pastorius è stato un personaggio geniale e irrequieto, una meteora, che ha vissuto la sua vita con intensa passione fino al violento epilogo; il suo impatto sul modo di suonare il basso si può paragonare a ciò che ha fatto Jimi Hendrix per la chitarra nel rock.

Nato nel 1951 a Norristown, grigio paesino della Pennsylvania, fin da bambino viene iniziato al mondo della musica, il nonno e il padre erano stati discreti batteristi; Jaco impugna, dapprima le bacchette, poi a dodici anni impara a suonare la chitarra.

Il piccolo Jaco dimostra subito un certo feeling verso la batteria e già si prospetta una brillante carriera, quando una frattura al polso durante una partita di football tra ragazzi, lo costringe ad accantonare i sogni di gloria.

Jaco non si lascia abbattere e a quindici anni, ispirato da un bassista della sua città, Kenny Neubauer, ha una fulminazione per il basso, ne acquista uno in un mercato dell’usato per 15 dollari e si allena per ore, suonando con diverse band locali, finché nel 1970 incontra lo strumento che lo porterà al successo, un Fender Jazz del ’62.

(da last-fm)

Tra le prime cose, esegue sul suo strumento una modifica sostanziale, trasformandolo in fretless, rimuovendone i tasti e rivestendolo di numerosi strati di vernice isolante per imbarcazioni, forse per aumentare la resistenza del legno e diminuirne il consumo.

Suona in diverse band, dove affina la sua tecnica e il direttore musicale di una di queste ricorda: “Aveva tutto quello che stavamo cercando, groove, anima e ingordigia per suonare tutta la notte, sei sere la settimana; capii subito il suo enorme talento“.

Le band se lo contendono e nella Bakers Dozen, band di 13 elementi, suona anche con un allora sconosciuto Pat Metheny; ma lui punta in alto, vuole suonare con Joe Zawinul, che nell’ambiente è già una leggenda e con i suoi Weather Report.

Nel 1975 lo aspetta fuori dal Guzman Theater a Miami e durante una pausa gli consegna un nastro; il primo impatto con Zawinul non è dei migliori, il pianista è famoso per le sue sperimentazioni e per il suo cattivo carattere, quindi lo liquida rispondendogli che hanno già un bassista che si chiama Alphonso Johnson.

Nel frattempo Pastorius, con Pat Metheny, Paul Bley e il batterista Bruce Ditmas creano un album congiunto nel 1974, intitolato Jaco; intanto riesce anche a insegnare il basso, come istruttore aggiunto, nel dipartimento di jazz dell’università di Miami.

Nel dicembre 1975 registra l’album di Pat Metheny, Bright Size Life, per la ECM, con Bob Moses alla batteria, un disco che oggi è considerato di straordinaria importanza.

Il primo disco solista lo pubblica nel 1976 per la Epic, intitolato Jaco Pastorius e viene realizzato con la partecipazione, tra molti altri, di Herbie Hancock e Wayne Shorter.

Continuum, contenuto nel formidabile album d’esordio, è rivoluzionario nell’intenzione e nella realizzazione, un brano in cui il basso elettrico espone la melodia accompagnato dagli altri strumenti; il brano segna il compimento definitivo della rivoluzione copernicana cui Pastorius sottopose il ruolo e la funzione del basso elettrico, diventato, nelle sue mani, uno strumento in grado di cantare una melodia e improvvisare, ricorrendo ad aspetti tecnici totalmente inediti, come l’uso degli armonici e quello intensivo dei bicordi.

Pastorius continua ad assillare Zawinul, che nel frattempo ha ascoltato il nastro e ne è rimasto impressionato; quando Johnson abbandona il gruppo, Jaco viene rintracciato proprio dal suo idolo il quale, convinto che i pezzi sul nastro siano suonati con un contrabbasso, gli chiede: “Suoni anche il basso elettrico?”; queste parole gli apriranno le porte del successo e tra i due inizia una lunga storia di amicizia paterna.

Joe Zawinul dichiarò: “C’era della magia in lui, lo stesso tipo di magia che c’era in Jimi Hendrix…Con lui cominciammo a fare il tutto esaurito nelle grandi sale da concerto, ovunque andassimo”.

Talento, grande determinazione e una gavetta spossante, fatta di studio incessante e tournée massacranti in tutti gli States, dove Pastorius non si limitava a replicare le linee di basso degli hits che ascoltava, ma ne suonava la melodia, trasformando il basso elettrico, da strumento di puro accompagnamento a strumento solista.

Il 1976 è un anno prolifico, in cui Pastorius inizia a collaborare anche con Joni Mitchell, affermata musicista canadese, che dal folk, stava dando spazio a nuovi progetti vicini ad ambiti blues e jazz ed è l’anno in cui appare il formidabile Hejira, al quale sarebbero seguiti altri due album in studio e uno dal vivo, in cui emerge il Pastorius raffinatissimo accompagnatore dall’inesauribile genialità e dove egli dà prova del contributo determinante della sua creatività spinta all’eccesso.

La collaborazione con i Weather Report, il supergruppo fusion, capitanato da Joe Zawinul e Wayne Shorter, col quale Jaco allargò, prima, e consolidò, poi, la sua inarrivabile levatura artistica, comincia realmente nel 1976 e la presenza di Jaco diventa ben presto fondamentale per il sound del gruppo, che raggiunge fama internazionale con l’album Heavy Weather.

Da sinistra, Joe Zawinul, Jaco Pastorius, Wayne Shorter

In questo album, mentre in Black Market interveniva in soli due brani, suona invece tutti i pezzi e ne compone due, Teen Town e Havona, il primo è il manifesto del basso elettrico, dove Pastorius suona anche la batteria, ed esegue con il basso un tema di rara potenza, suonato con una velocità e una precisione mai sentite prima.

In quel 1977, per problemi familiari e di depressione, Jaco inizia a far uso di droghe e alcol; il successo proseguiva, ma la sua vita iniziava un lento e inesorabile declino.

Nel 1978 viene nominato miglior bassista elettrico dai referendum della critica e dai lettori di “Down Beat” e pur crescendo in tecnica e bravura, il suo ruolo nei Weather Report si stava riducendo notevolmente e il rapporto con Joe Zawinul era degenerato; così nel 1982 Jaco lascia il gruppo e viene sostituito da Victor Bailey.

Mentre è ancora membro effettivo dei Weather Report, Pastorius inizia a lavorare a un geniale progetto orchestrale, che chiama Word of Mouth, una big band con due suonatori di steel drum che solo lui poteva immaginare e che è ben rappresentato dal suo disco d’esordio omonimo, Word of Mouth del 1981, ritenuto da molti il suo più grande capolavoro da solista.

Intanto la dipendenza dalle droghe, continuava a far peggiorare la salute fisica e mentale di Jaco, ossessionato anche dai debiti contratti; alcol e uso di droghe non facevano che peggiorare il suo disturbo psichico: sindrome bipolare, recitava la diagnosi, quindi l’alternarsi di periodi di eccitazione maniacale seguiti da profonde depressioni.

I primi sintomi si erano presentati almeno dieci anni prima, ma nessuno ci aveva fatto caso, Pastorius era un genio, un “Monet con molto più ritmo”, come fu battezzato da un suo amico; probabilmente si poteva definire davvero, il più grande bassista del mondo e l’aveva ampiamente dimostrato.

Il comportamento e le condizioni mentali peggioravano notevolmente a causa dei debiti generati dalle dipendenze, fino a che viene ricoverato nel reparto psichiatrico del Bellevue Hospital a Fort Lauderdale, in Florida; esce nel settembre del 1986 dopo sei settimane e sembrerebbe essersi ripreso.

In questo periodo prende parte anche a diversi tour, ma la morte improvvisa di un vecchio amico del liceo in un incidente automobilistico, lo fa ripiombare nel baratro.

In quegli anni, diventa una specie di vagabondo, a New York, prima e in Florida, nelle ultime settimane di vita, viveva nei parchi; spesso dormiva letteralmente per strada, suonando o offrendo lezioni di basso o un autografo per pochi dollari.

Siamo così giunti a quelle tragica notte del 1987, è il 12 settembre e al Sunrise Music Theatre di Fort Lauderdale, deve suonare Carlos Santana; Jaco è tra il pubblico e dopo l’assolo di basso sale sul palco per decretare Alphonso Johnson, che aveva sostituito nei Weather Report, miglior bassista e alzargli il braccio in segno di vittoria.

Johnson si ricorda di lui e lo lascia fare, ma l’intrusione non piace al pubblico e i gestori del locale, non riconoscendolo, lo allontanano; Santana lo raggiunge per parlargli e consolarlo, ma Jaco lo ascolta a malapena e se ne va.

Pastorius continua a bere aggirandosi senza meta nella notte, fino a raggiungere il Midnight Bottle Club, un locale malfamato, con un pubblico malfamato, gestito da un proprietario ancora più malfamato ed esperto di arti marziali.

Cerca di entrare, ma quando gli viene negato l’accesso perde la testa e comincia ad insultare i buttafuori e a tirare calci contro le porte a vetri del locale.

Luc Havan, il proprietario, lo assale e lo picchia brutalmente, fino a lasciarlo quasi esanime sull’asfalto con fratture multiple a cranio e braccio sinistro, e con un occhio quasi del tutto fuori dall’orbita.

Ricoverato d’urgenza al Broward General Medical Center, vi giunge in coma e nonostante qualche piccolo progresso nel quadro clinico, due giorni dopo gli effetti di una terribile emorragia, spingono i medici a dichiararlo cerebralmente morto.

La mattina del 21 settembre i familiari decidono di staccarlo dalle apparecchiature che lo tengono artificialmente in vita.

Jaco Pastorius, l’uomo che ha rivoluzionato il modo di suonare il basso, aveva appena trentacinque anni.

Havan, il brutale picchiatore accusato di percosse aggravate, dopo appena quattro mesi di detenzione, viene scarcerato per buona condotta.

L’arte dell’ascolto, uno dei grandi segreti di John Francis Pastorius III, con il suo stile particolare è riuscito a caratterizzare il basso come solista, e ridefinire il ruolo del basso elettrico nella musica, suonando simultaneamente melodie, accordi, armonici ed effetti percussivi.

Secondo il suo biografo Bill Milkowsky, Pastorius fu il primo a rimuovere i tasti e riempire i solchi rimasti sulla tastiera con mastice per legno e a rivestire il manico con dieci strati di una resina epossidica marina; un lavoro che diede al tocco di Pastorius uno stile unico, tanto che sono in molti a pensare che il basso fretless (senza tasti) sia stato inventato proprio da lui.

Nelle sua breve ma intensa carriera, Pastorius usò diversi strumenti, ma il Fender Jazz del ’62, rimase il suo simbolo e fu da lui denominato “Bass of Doom”; distrutto nelle sue varie performance, Jaco lo inviò a Kevin Kaufman e al collega liutaio Jim Hamilton nel 1986 per la ristrutturazione.

Poco dopo che gli fu restituito funzionante, gli venne rubato nel Greenwich Village, Jaco, che spesso lasciava il basso incustodito mentre giocava a basket o dormiva in un parco di New York, non lo vide mai più.

Il “Bass of Doom” è stato recuperato solo nel 2007 e ora è di proprietà del bassista dei Metallica Rob Trujillo; il figlio bassista di Jaco, Felix, ebbe l’opportunità di suonarlo in un paio di brani dell’album degli Yellowjackets, A Rise in the Road.

Nel frattempo Trujillo, che ha anche prodotto un documentario su Jaco, sta tenendo il basso al sicuro, sotto chiave, in un caveau della California del Nord.

Il ragazzo che ha riscritto le regole del jazz e del suo strumento, muore portandosi via tutta la magia e l’instabilità di un genio:

“Il basso canta… Devi solo sapere esattamente dove toccare le corde e quanta pressione applicare con le dita…Devi imparare a sentirlo. E poi, semplicemente, il basso canta.”

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