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La città del futuro si costruisce oggi!

di Giulietta Pagliaccio, vicepresidente Fiab Melegnano

 La pandemia ci ha costretto a rivedere il nostro modo di vivere, le nostre priorità e la società tutta si trova a dover fare i conti con un nuovo modello di sviluppo: il richiamo alle tematiche della sostenibilità e dell’ambiente sono un leit motiv quotidiano.
Tuttavia, il cambiamento ha anche aspetti positivi su cui, a mio avviso, occorre lavorare perché si possa ripartire in modo nuovo, verso un futuro migliore….e se ci andassimo in bicicletta?

Come sempre i cambiamenti ci spaventano e disorientano, soprattutto all’inizio quando ancora si hanno pochi elementi di conoscenza per fare una valutazione corretta.

Le polemiche di questo periodo sulla “nuova Via Emilia” ne sono l’esempio lampante e dunque cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.

Cominciamo col dire che il nostro modo di muoverci nelle città, in alcune di più che in altre, è molto cambiato in questi ultimi anni grazie anche al lavoro di associazioni come Fiab (www.fiabitalia.it), di cui Fiab Melegnano ne è parte attiva sul nostro territorio (www.fiabmelegnano.it),  che in oltre 30 anni ha promosso la bicicletta come efficiente e moderno modello di mobilità quotidiana, per restituire spazio alle persone, rendere più vivibili le realtà urbane, aumentare la sicurezza stradale, abbattere gli inquinanti dell’aria e dare la possibilità di fare movimento quotidiano, vera fonte di benessere per ogni età.

Grazie a questo lavoro, oggi abbiamo in Italia una legge sulla mobilità ciclistica, la 2 del 2018, cui ogni amministrazione pubblica deve attenersi per sviluppare la mobilità in bicicletta. In aggiunta a questo ed altri provvedimenti in materia, si è modificato in parte il Codice della Strada per permettere agli utenti in bicicletta di avere maggiori tutele.

La pandemia ha poderosamente accelerato questo processo e anche la politica nazionale ha messo a disposizione risorse importanti per facilitare il cambiamento verso la mobilità ciclistica: per completezza di informazione rimando al documento della Conferenza Unificata del 18 giugno 2020 dal titolo “Le risorse per le ciclovie urbane”.

“Si potevano spendere i soldi in altre cose”

Questa precisazione come prima risposta alle persone che dicono “si potevano spendere i soldi in altre cose”. No, non si poteva, a meno di decidere di fare a meno di quei finanziamenti.

I cambiamenti del Codice della Strada sono una piccola rivoluzione copernicana: identificano chiaramente quali sono gli spazi per gli utenti in bicicletta, le diverse modalità di sistemazione di questi spazi (la pista ciclabile, la corsia ciclabile, le case avanzate, la strada ciclabile.) e anche una nuova segnaletica.

Per chi volesse saperne di più è stata realizzata un’utile Guida all’applicazione del decreto legge 76/2020 (https://fiabmelegnano.it/wp-content/uploads/2021/02/2020.12.16-Progettare-ciclabilita-sicura-Guida-allapplicazione-del-DL-76-2020.pdf).
Quelli della via Emilia e della via del cimitero sono interventi che sono perfettamente in linea con quanto previsto da questa nuova visione della strada e fanno di Melegnano un luogo “da copiare”: sono numerose le persone che mi stanno contattando per sapere come poter realizzare qualcosa di analogo a casa loro.
Spesso si parla di best practice e si chiede all’amministratore pubblico di turno di prendere ad esempio il tal Comune che ha realizzato la tal cosa: oggi Melegnano è citata a modello anche per realtà come Roma, Torino, Bologna e dico che ogni melegnanese dovrebbe essere un po’ più orgoglioso di queste realizzazioni che pongono la città all’avanguardia in tema di mobilità sostenibile.
“La strada non è sicura”

Questo è un tema sempre molto delicato perché in tanti, purtroppo, lo utilizzano in modo ideologico per parlare alla pancia delle persone senza mai portare dei dati oggettivi che invece possono aiutare a fare dei ragionamenti più profondi e razionali. Dall’altra parte, però, c’è anche la questione della “percezione di insicurezza” su cui in ogni caso occorre lavorare.

Cominciamo dai dati

Interventi come quelli realizzati a Melegnano hanno dimostrato, in altre realtà, di essere molto efficaci, sicuri e hanno quindi aumentato enormemente l’uso della bicicletta.
Solo a titolo di esempio citiamo la realizzazione delle corsie ciclabili di corso Buenos Aires a Milano (e quella è una strada a grande scorrimento con problematiche simili alla via Emilia).

Le corsie ciclabili hanno visto un aumento dei ciclisti del +122% nel tratto Buenos Aires – angolo viale Tunisia, con numeri che passano da 3.241 nel 2019 a 5.744 nel 2020, e del +77% in corso Venezia – angolo via Senato e +53% corso Venezia – Planetario.

Il conta biciclette di Corso Venezia a Milano

Anche nel caso delle corsie ciclabili di Milano, il tema della mancata sicurezza è stato smentito nei fatti perché il primo elemento che rende sicura una strada è l’aumento del numero dei ciclisti: si chiama Safety in Numbers e ci sono studi che danno “i numeri” di questo fenomeno e che potete trovare qui https://fiabitalia.it/safety-in-numbers/

Le corsie ciclabili della via Emilia, già oggi molto utilizzate anche dai pedoni, hanno bisogno di tempo e di controlli puntuali: questa è l’attività che dobbiamo chiedere all’amministrazione.
E se qualcuno dirà – e qualcuno ci sarà sicuramente – che il Comune vuol fare cassa, la risposta deve essere “sì, perché quelle risorse servono per migliorare ulteriormente la sicurezza di tutti, anche degli automobilisti”.

La ciclabile sulla vecchia Cerca per Colturano (strada del cimitero) dopo l’intervento comunale

“Si poteva fare un altro tipo di intervento”

Questa è un’altra delle osservazioni che vengono fatte.

Nel migliore dei mondi possibili, personalmente avrei voluto: una strada a traffico limitato ai soli residenti e aventi diritto per le attività, il restringimento delle carreggiate al minimo con realizzazioni di ampie corsie ciclabili e percorsi pedonali e una sistemazione ordinata dei parcheggi.

Costo dell’operazione circa 500mila euro, stima al ribasso.

Via Emilia oggi (foto di Max Marazzina)

Tempi per la realizzazione di questa situazione, forse i prossimi dieci anni, dopo aver combattuto battaglie infinite con chi pensa che quella strada non si possa cambiare (e chissà perché) e cercando di recuperare risorse ingenti che quasi sicuramente non si troveranno perché “le priorità sono ben altre”.

E a furia di rimandare decisioni scomode come quelle sul cambiamento della mobilità quotidiana, siamo arrivati a non avere più spazio fisico per le persone: le auto occupano uno spazio enorme e lo spazio non si allarga per decreto e neanche per volontà divina.

A Melegnano conosciamo bene la scarsità di spazio pubblico: tutto il paese ha un territorio di 4,93 chilometri quadrati e gli unici spazi ancora disponibili per eventuali parcheggi auto sono in estrema periferia.

Quindi, prima di arrivare a dover tirare a sorte chi ha diritto a lasciare la propria auto in strada, meglio attrezzarsi per arrivare, magari, ad avere solo un’auto a famiglia invece che due o tre.

Certo, non basta una strada per cambiare le abitudini di mobilità delle persone: c’è bisogno di creare percorsi ciclabili continui, parcheggi per le bici sicuri, segnaletica adeguata e tanta, tanta comunicazione per far crescere nelle persone l’idea che vivere in modo diverso la città, andando a piedi o in bici, si può fare ed aumenta la qualità della vita, oltre al valore degli immobili!

 

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