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La cultura a Melegnano / 2 – Idee per il castello

di Maurizio Margutti

Il castello è senza dubbio il monumento più importante di Melegnano. È di proprietà pubblica, parte del Comune e parte di Città metropolitana, ed è circondato da spazi di grande pregio, che costituiscono anch’essi elementi di valore storico e culturale.

È un compendio acquisito e parzialmente ristrutturato dagli enti pubblici nel corso degli anni.

Nel precedente articolo si faceva una riflessione sulle categorie di impiego di questi immobili culturali, sotto i profili della gestione (Comune/soggetti terzi), del ruolo dell’ente pubblico nell’attività culturale (attore/spettatore), della finalità di utilizzo (contenitore/produttore di cultura).

Per il castello le due questioni preliminari concernono la sistemazione definitiva del complesso monumentale e le forme di gestione.

Occorre dire che non vi sono indirizzi precisi da parte delle due amministrazioni proprietarie. C’è un generico accenno a processi di valorizzazione, mediante intese territoriali, nei programmi di Città metropolitana e l’idea della costituzione di una fondazione per lo studio della famiglia Medici da parte del comune di Melegnano, proposte sfociate in un protocollo di intesa tra i due enti nel giugno 2018. Ma sinora nulla di concreto ne è seguito.

Invero la situazione è complessa, con aspetti giuridici e finanziari importanti, quindi di non facile soluzione.

Una cosa però può essere fatta senza particolari complicazioni, ed è la partecipazione dei cittadini nel processo di individuazione delle finalità di utilizzo e delle modalità gestionali. Il castello appartiene alla comunità melegnanese ed essa non può essere esclusa dalle decisioni in merito. È stato un investimento culturale e come tale deve restituire alla città la sua rendita culturale.

Sotto tale rispetto, due condizioni sono imprescindibili nella scelta: che il castello rimanga sempre nella disponibilità del Comune e dei cittadini, quindi uno spazio pubblico, e che divenga un centro culturale aperto. A cominciare dalle visite, elemento imprescindibile per la conoscenza storica e artistica del bene. Non si può pensare a forme di utilizzo, siano esse legate a fondazioni o ad altri soggetti terzi, che “chiudano” la struttura, un po’ come si pensava di fare negli Anni ’80 con il complesso scolastico.

Ciò però non significa che il castello possa essere usato per ogni sorta di attività. Tutt’altro. Il progetto culturale deve essere di largo respiro, le funzioni di elevata cultura, le collaborazioni di notevole livello.

Interessante, da questo punto di vista, l’accordo siglato con il Museo della Permanente, per la realizzazione di attività espositive. Rilevante sarebbe anche riuscire a legare la cultura cittadina alle grandi rassegne periodiche milanesi, esperienza oggi limitata alla partecipazione a BookCity da parte della biblioteca. Si pensi anche a un collegamento ideale con Rocca Brivio, che oggi si dibatte in simili problemi nella ricerca di una funzione culturale adeguata.

Ma il ruolo del Comune non può essere solo subalterno, deve essere attivo, e soprattutto capace di elaborare un progetto culturale complessivo – comprese le interrelazioni con le altre istituzioni culturali – all’interno del quale si muovano i vari attori. Per intenderci non ci si deve limitare ad accettare proposte terze, ma essere in grado di avanzare programmi articolati e organici.

Melegnano ha una lunga tradizione di programmazione culturale, che deve essere ripresa e sviluppata. Gli spazi del castello sono imponenti, in grado di contenere attività plurime: museali, espositive, musicali, di spettacolo, documentarie, convegnistiche, e così via, ma anche sedi di istituti culturali e servizi di supporto, come bar, ristoranti, bookshop.

Se si vuole trovare un modello, lo si ricerchi nella Triennale di Milano (si prenda il paragone con le dovute cautele, ma bisogna pur avere qualche modello a cui ispirarsi, diceva Woody Allen). Un complesso di elevata cultura sempre attivo, caratterizzato anche dall’uso plurale degli spazi, interni ed esterni.

Non per nulla si accennava più sopra alle aree pertinenziali esterne del castello. Queste possono essere utilizzate in dialogo costante con gli spazi interni, anche in suggestiva dialettica tra l’antico e il contemporaneo.

Le immagini che accompagnano questo articolo si riferiscono a due iniziative del 2006, la mostra delle grandi sculture metalliche di Simon Benetton e la proposta teatrale Monologhiamo, esempio di come lo spazio storico può essere interpretato quale ambito di relazione tra diverse forme di cultura e usufruito in modo libero dalle persone.

Momenti della proposta teatrale Monologhiamo (2006)

Contenitori e percorsi della cultura sono una faccia della medaglia, quella del cosiddetto consumo culturale. Importante certo, ma non la sola.

Il complesso monumentale del castello può diventare un vero e proprio centro di produzione culturale e non soltanto una sede di eventi e di generica socialità. Un centro in cui si elaborino idee, azioni e progetti, un luogo dell’inventiva e della creatività. Essenziale per questo è il coinvolgimento di esperienze e intelligenze, sia singole sia collettive, di istituzioni culturali e di studio.

Questi due elementi; da un lato le politiche culturali destinate al consumo e dall’altro la produzione di cultura, quale fattore di crescita del patrimonio di conoscenza collettiva, possono coesistere  nello spazio urbano recuperato alla disponibilità pubblica. In tal modo questo spazio può diventare vero centro della vita cittadina, anche in termini di sviluppo della socialità e dell’economia della città.

Sopra e sotto, le sculture metalliche di Simon Benetton (fotografie di © Adriano Carafòli)

Quello tratteggiato può apparire un progetto ambizioso. Si obietterà che occorrono progettualità, energie e soprattutto risorse finanziarie. Vero. Ma è anche vero che esiste per i proprietari il dovere di intervenire su un bene pubblico di tale rilevanza storica e di così grande importanza, capace, se ben riqualificato e riutilizzato, di cambiare il volto del centro urbano e di qualificare Melegnano come città culturale.

Del resto esempi positivi in tal senso non mancano in città dimensionalmente simili alla nostra. Un primo esercizio potrebbe essere quello del confronto con queste esperienze simili per trarne idee e suggerimenti. E poi osservare e studiare quanto è già stato fatto nel passato. Qualche insegnamento può venire anche da lì.

Parole chiave: partecipazione, spazio pubblico, politiche culturali, produzione culturale, coinvolgimento intellettuale, analoghe esperienze.

Alla terza puntata.

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