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La cultura a Melegnano / 3 Archivio, memoria della città.

di Maurizio Margutti

Questo terzo articolo parla di beni librari e documentari. Nella prima puntata (articolo del 7 dicembre) si era detto della biblioteca di Melegnano, un istituto che funziona a dovere, non solo come servizio pubblico ma anche per le attività di promozione del libro e della lettura. Inserita nel sistema bibliotecario Milano EST, che garantisce un servizio di prestito ampio, e luogo di iniziative educative e culturali oltre che di studio e consultazione, la biblioteca è oggi sicuramente il presidio culturale più importante della nostra città.

Si diceva anche che nei locali della biblioteca ha sede l’archivio storico del comune, che vi è stato trasferito nella seconda metà degli anni ’90. L’istituzione della sezione separata dell’archivio storico presso la biblioteca ha consentito una maggiore possibilità di consultazione dei documenti da parte degli studiosi e una più ordinata tenuta delle carte.

I locali delle biblioteca comunale Carlo Emilio Gadda (foto ©Adriano Carafòli)

Però l’archivio non deve essere soltanto considerato come un luogo per ricercatori, storici o topi d’archivio. È invece un organismo vivo, intorno al quale svolgere attività culturali.  Da questo punto di vista si era detto che il punto debole del complesso bibliotecario è proprio l’insufficienza di adeguate attività di promozione e valorizzazione del materiale archivistico.

L’archivio storico di un Comune è l’insieme di ciò che rimane dei documenti dell’ente una volta compiute alcune operazioni di scarto, riordino e inventariazione. Nell’attività di un soggetto, pubblico o privato, si individuano tre tipi di archivi. L’archivio corrente, che è quello che contiene i documenti di uso quotidiano; l’archivio di deposito, che è la raccolta del materiale che, pur non avendo più uso corrente, deve essere tenuto per eventuali consultazioni interne; e l’archivio storico, che è costituito dalla documentazione che ormai non ha più interesse per gli affari del soggetto produttore, ma che riveste rilevanza storica e quindi deve essere conservata permanentemente e messa a disposizione per la consultazione del pubblico.

Il passaggio da una fase all’altra dell’archivio avviene tramite il processo di scarto del materiale, che consiste nell’eliminare quei documenti che non hanno più interesse di natura pratica per quel tipo di utilizzo. Questa attività, che porta progressivamente alla costituzione dell’archivio storico, viene svolta da archivisti e sottoposta al controllo e alla vigilanza della soprintendenza archivistica. È quindi già di per se stessa un’attività non di mero ordine burocratico, ma di contenuto culturale, perché tende a costituire un vero e proprio bene culturale, formato dal materiale di interesse storico prodotto da un ente, da un’azienda, da una famiglia.

Il decreto del 29 maggio 1951 di concessione del Gonfalone del comune di Melegnano firmato dal presidente Luigi Einaudi e controfirmato dal presidente del Consiglio dei ministri Alcide De Gasperi (fotografia di ©Adriano Carafòli)

L’archivio storico di un comune è pertanto una parte della memoria storica della città, insieme agli archivi notarili e parrocchiali, a quelli di altri enti pubblici, delle aziende che hanno operato sul territorio, persino delle famiglie che hanno svolto qualche tipo di attività notevole.

Il riordino e l’inventariazione dell’archivio storico del comune è stato effettuato nel 2001, commissionato dal comune di Melegnano, con cofinanziamento regionale, e realizzato dalla cooperativa di archivisti Mémosis di Lodi. Contiene documenti che coprono un arco cronologico che parte dal 1524: atti amministrativi del comune, carteggi, progetti, atti delle congregazioni di carità, atti dell’amministrazione carceraria e giudiziaria, delle attività militari e così via. Chi voglia saperne di più sul contenuto di questo archivio può consultare il sito lombardiabeniculturali.it.

Ma non si deve pensare che l’archivio storico sia un organismo morto. È invece un istituto culturale meritevole di promozione e valorizzazione. Non per nulla il ministero per i beni culturali organizza da anni l’iniziativa Domenica di carta, con visite ad archivi e biblioteche storiche e con esposizione di documenti, carte e libri rari: è stata effettuata anche quest’anno, nonostante la pandemia, il 20 ottobre 2020.

L’adesione a questa giornata, da parte del comune di Melegnano, sarebbe in futuro auspicabile per la conoscenza del funzionamento dell’archivio e del contenuto dei fondi. Ma non basta. A vent’anni di distanza occorrerebbe effettuare una nuova operazione di scarto delle fasi archivistiche, di riordino e inventariazione dei materiali più recenti, in modo da implementare i fondi. Si tratta questa, come si diceva, di un’operazione culturale, non solo di un semplice adempimento d’ufficio.

Ma le carte contenute negli archivi sono interessanti, affascinanti e persino belle. Le mappe antiche, i progetti delle opere pubbliche, i carteggi, i documenti prodotti nel corso di un’attività continuata nel tempo, sono materiale che si può studiare, esporre e far conoscere anche ai più giovani. Le vicende contenute in queste carte possono diventare, complice la fantasia, storie raccontate, disegni della vita cittadina. Sono operazioni culturali che possono essere condotte sugli archivi e che mirano ad avvicinare il pubblico a questi istituti depositari della memoria del passato.

Forse in futuro i documenti cartacei non esisteranno più e la conservazione di quanto si produce avverrà in formato elettronico. Noi oggi abbiamo delle carte preziose e che forse diverranno ancor più preziose in futuro.

Non consideriamo però l’archivio come un ambiente destinato ai soli studiosi. Apriamolo e facciamolo oggetto di conoscenza e di cultura.

In apertura, i locali della biblioteca comunale di Melegnano (fotografia di © Adriano Carafòli)

Il secondo articolo sulla cultura a Melegnano è stato pubblicato il 14 dicembre scorso.

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