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La mia Melegnano

di Roberto Silvestri
          
          
          

Stimolo e alibi per questo articolo è l’avvio del progetto 20zero77, un blog che racconta la Melegnano di oggi. Una scelta che rientra nel solco della tradizione melegnanese: nel giugno 1874 uscì il primo giornale nel nostro Comune. Non si può parlare di un luogo, anche a chi bene lo conosce, senza provare a raccontarlo, a fissarne l’identità, a darne la propria percezione. Ecco quindi la mia Melegnano.

Un Comune strano questo nostro, città con vocazione di paese, un municipio così carico di storia e autorevolezza da ammaliare borghi vicini, ricchi di maggiore superficie, e a farsene centro indiscusso. La sua importanza è antica, nacque come diretta conseguenza dell’ospitare i signori del territorio e crebbe dopo il Risorgimento.

Oggi la sua centralità trae origine dai servizi offerti e non più dall’accentramento di poteri. Complice anche il mercato e un centro storico vivace e vitale, chi abita nei Comuni vicini bazzica spesso per Melegnano e in molti casi dipende dalla sua struttura commerciale e dalle sue attività del terziario. Un’offerta di servizi ampia e varia, nata come occasione caritatevole dei notabili nei confronti delle classi più povere o come mutuo soccorso della classe operaia e rafforzatisi poi fino a essere struttura di supporto alle attività industriali.

Un’offerta che, da una quindicina d’anni, le amministrazioni stanno, pian piano, smantellando.

L’organizzazione e la gestione di queste attività, pur se in qualche caso limitata al mero soddisfacimento di bisogni materiali, furono stimolo di aggregazioni di cittadini e catalizzatori di un senso comunitario dell’assistenza, del coinvolgimento e della partecipazione.  Si costituirono così le associazioni, che un ruolo importante rivestono anche oggi nella vita culturale, ricreativa, sportiva, sociale, ambientale e sindacale della nostra città. Un associazionismo vivace, attento e attivo che chiede all’amministrazione, troppo spesso sorda e quasi sempre restia, maggior collaborazione e più partecipazione.

Queste positive e gratificanti caratteristiche, lato dritto della medaglia melegnanese, hanno però il loro rovescio.

La necessità di adeguare alcuni servizi per adeguarli a una platea più ampia di quella melegnanese ha un impatto sociale, economico e organizzativo che non è remunerato. Il caso tipico è quello della movida, che da un lato favorisce l’economia e rende viva la città, ma dall’altro, quando non controllata, crea solo disagio ai nostri concittadini.

Melegnano polo di attrazione commerciale rende più appetibili alla criminalità le sue attività commerciali. Diventa quindi necessario monitorare i cambi di proprietà per evitare la penetrazione mafiosa nel nostro territorio. Anche in questo caso, però, l’amministrazione sembra sorda.

Melegnano era città d’acqua, di acque limpide, ricche di pesci, attraversata da rogge e fossi, che oggi non si vedono più perché ricoperti da asfalto e cemento.

L’è quell di gamber! (immagine tratta da Andrea Musi, Voci e gridi della vecchia Milano, Mursia)

L’è quell di gamber salati e boni! Cotti col saa e l’erba bonna! L’è quell di gamber pescaa in del Lamber! era il grido dei venditori di gamberi a Milano, il Lambro garanzia di qualità.

Nel Dopoguerra la situazione si è rapidamente deteriorata e fino a pochi anni fa il Lambro era praticamente morto. Oggi il rapporto tra la città e le sue acque resta problematico, pur se la qualità del fiume è migliorata, ed è ora classificata scarsa per lo stato ecologico (prima era cattiva) e buona dal punto di vista dello stato chimico.

Più problematico e senza possibilità di miglioramento è invece il rapporto tra la città e il suo suolo, bene non rinnovabile che una volta consumato è perso per sempre. Il nostro comune è maglia nera del Sud-Est Milano, ad oggi il 59% del territorio è cementificato e questo, purtroppo, sembra non bastare; con i piani approvati dalla precedente amministrazione comunale e riconfermati dall’attuale altri 56 ettari di asfalto e cemento sono in arrivo. Alla fine, il 70% del nostro suolo sarà irrimediabilmente perso. Peggio di noi ci sarà solo Lissone in Lombardia e altri quattro comuni campani in tutta Italia. Un sesto posto infamante.

Con il consumo di suolo abbiamo distrutto il patrimonio arboreo che riempiva e abbelliva i cortili, le piazze e le strade cittadine, abbiamo perso le molteplici e positive funzioni delle piante a tutela della nostra salute e di quella del nostro pianeta. L’associazionismo però si sta muovendo per invertire la tendenza autolesionista alla distruzione e frenare questo scempio. Ma anche in questo caso l’amministrazione sembra sorda.

In apertura, il Lambro a Melegnano, foto ©2020 di Adriano Carafòli.

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