di Samuele Degradi
Sono passate quasi due settimane dalle scene di giubilo della destra dopo l’affossamento del Ddl Zan al Senato.
Sono proprio quelle scene che da amministratore locale e da attivista Lgbt+ mi hanno fatto più male: la gioia e le urla dopo aver affossato una legge per la tutela da discriminazioni, violenze e odio. Con la mancata estensione della legge Mancino ha prevalso una cultura liberticida.
Una legge già passata alla Camera e su cui si erano già raggiunte importanti modifiche di valore aggiunto, come ad esempio l’introduzione dell’abilismo (la discriminazione verso le persone diversamente abili, nda).
Il dibattito parlamentare è stato purtroppo costellato da prese di posizione false e
volte a screditare l’obiettivo della legge, creando confusione e giocando su timori
attorno a temi importanti. Tra questi l’identità di genere, in un Paese in cui le persone transgender sono fortemente discriminate e vittime d’odio costante.
La battaglia per una legge contro violenze, odio e discriminazioni non si ferma, anzi. Deve raddoppiare per continuare a costruire società e comunità locali sempre più inclusive, dove essere se stessə sia semplice e non un percorso a ostacoli e dove sentirsi sicurə sia possibile per tuttə.
Sì, perché sicurezza è anche questo e dovrebbero ricordarlo i portabandiera di un
securitarismo esasperato, presto dimenticato quanto a essere al centro è la difesa delle persone Lgbt+.
Ma come continuare questa battaglia?
Provo a rispondere su due fronti: quello istituzionale, cercando di capire cosa possono fare le amministrazioni locali, e quello dell’attivismo Lgbt+, includendo tutte le persone che credono in questa causa.
Le amministrazioni comunali sono la rappresentanza dello Stato più vicina alle/ai cittadinə, sono l’ente a cui ogni cittadinə si rivolge in caso di necessità e per questo giocano un ruolo importante nella costruzione di occasioni per fare cultura, per conoscere senza pregiudizi e per combattere discriminazioni.
A luglio 2020 il gruppo consiliare di maggioranza di cui faccio parte, Carpiano per Te, ha presentato una mozione per aderire a Rete Ready, la Rete italiana delle Regioni, Province Autonome ed Enti Locali impegnati per prevenire, contrastare e superare le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere.
La mozione è passata con i soli voti della maggioranza perché l’opposizione ha votato contro. Condividere buone pratiche ed esperienze con le amministrazioni che fanno parte di questa rete è un punto importante per far sì che tutta l’amministrazione sia inclusiva e per mettere in campo azioni amministrative che promuovano l’uguaglianza.
So che a Melegnano il consigliere Alessandro Lambri (Pd) si è fatto promotore della mozione per aderire e spero riscontri ampio consenso tra i gruppi consiliari. Iniziative come il 17 maggio, Giornata internazionale contro l’omobitransfobia, diventano occasione di cultura diffusa e di lotta contro i pregiudizi che spesso generano fobie.
Infine può essere utile concedere il patrocinio al Pride, come manifestazione importante per la comunità Lgbt+ e per chi crede nei diritti civili e umani.
Da attivista Lgbt+, invece, il concetto che a me sta molto caro e che porto avanti è quello della visibilità.
Dobbiamo essere visibili, chi può, chi se la sente, chi ne ha la forza. Dobbiamo esserlo anche per chi non può.
Carpiano, ad esempio, è un paese di soli 4mila abitanti e la visibilità è fondamentale per abbattere quei muri che sono i pregiudizi.
Io sono “il Samuele” che alle feste si occupa della differenziata, sono “il Samuele” fissato con la comunicazione social, sono “il Samuele” attento all’ambiente e sono “il Samuele” che è gay.
Rivendicare sempre a testa alta i diritti civili fa scoprire anche persone che sostengono questa causa, persone che si affiancano nella lotta quotidiana contro le discriminazioni e che costruiscono insieme una comunità accogliente. Perché la visibilità è rivoluzionaria!
Dopo l’affossamento del Ddl Zan la battaglia per i diritti civili deve vivere nel quotidiano e nelle comunità locali, parlandone e spiegando le cose come stanno.
Organizziamoci.
In apertura, le proteste in varie città dopo la bocciatura in Senato del Ddl Zan (sky.tg24.it)