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Melegnano, un comitato di familiari per i nostri anziani in Rsa

di Sara Marsico

C’eravamo lasciati a luglio con un articolo che raccontava il disagio dei familiari e degli ospiti della Fondazione Castellini per la difficoltà di incontrarsi, nonostante i media veicolassero la notizia, supportata anche da dati normativi, che ormai le Rsa erano aperte ai parenti. I nostri cari non avevano modo di far sentire la loro voce ed erano invisibili in tempi di pandemia.

Da allora tredici persone hanno deciso di dare loro voce e di costituire il Comitato familiari Castellini, chiedendo un incontro con la Fondazione, ottenuto dopo la pubblicazione di una lettera al quotidiano Il Cittadino.

Ad oggi del Comitato fanno parte più di 30 persone, che hanno studiato la normativa, si sono messe in contatto con Orsan (Open Rsa Now, Aprite le Rsa ora) per avere chiarimenti sulla spinosa questione dell’applicazione delle disposizioni ministeriali nelle Rsa, hanno raccolto le impressioni e i racconti dei familiari e si tengono aggiornate su nuove disposizioni di legge e buone prassi sulle visite dei familiari nelle Rsa di tutta Italia.

Da luglio ci sono stati due incontri con la Rsa melegnanese. Il primo è stato di conoscenza reciproca.

L’obiettivo della Fondazione era mantenere la residenza Covid-Free (e di questo non possiamo che essere contenti) e una programmazione degli incontri assicurata da animatori e volontari, passata da 15 minuti ogni 15 giorni per due parenti alla volta, muniti di Green Pass e dispositivi sanitari di legge, a 30’ ogni quindici giorni e attualmente a 30’ ogni 8-10 giorni, sempre alle stesse condizioni, proposta dalla Fondazione e concordata con i familiari.

Dopo il secondo incontro del 2 settembre, come risulta anche dalla comunicazione ufficiale del 9 settembre scorso, sono state nuovamente possibili, seguendo una procedura precisa, le uscite diurne degli ospiti con i loro familiari, sottoposte alle stesse cautele degli incontri: Green pass e Patto di condivisione del rischio.

Come previsto dalla legge, non è più necessaria la quarantena dell’ospite al rientro, disposizione che aveva reso praticamente impossibili nei mesi di luglio ed agosto, le uscite stesse, espressamente richieste dal Comitato.

Una bellissima notizia, peraltro incentivata dalla normativa, che consentirà ai nostri anziani di rivedere nipoti e parenti che non vedevano più da tempo e di stare con loro in uno spazio conosciuto, pieno di calore e di ricordi.

Al Comitato è stato espressamente riconosciuto dalla Fondazione il merito di avere spinto la Rsa melegnanese a organizzare incontri anche il sabato e la domenica, anche se in numero minore rispetto a quelli infrasettimanali oltre a quello della proposta della calendarizzazione mensile dei confronti dell’Amministrazione con le delegazioni che lo rappresentano.

Per le persone allettate è sempre stato consentito, negli orari concordato, l’ingresso nel Nucleo in cui si trova il proprio caro.

A breve ci sarà un terzo incontro, in cui il Comitato stesso, con un coinvolgimento nella progettazione incentivato anche dalla legge, ha sottoposto una proposta di organizzazione degli incontri che coinvolga anche i parenti e vada nella direzione di consentire quanto prevede la normativa: incontri quotidiani “fino a 45 minuti” di un familiare per ospite in un orario predeteminato, come accade in altre Rsa italiane.

Non mi soffermerò sulle modalità organizzative di tale proposta perché deve ancora essere discussa con la Fondazione, ma è a tutti evidente che sarebbe la soluzione migliore sia per gli ospiti che per i familiari, che avrebbero a disposizione una fascia oraria predeterminata per le visite e non sarebbero soggetti a orari e giornate variabili difficilmente e con fatica conciliabili con orari di lavoro e impegni precedentemente presi, per sé e per i componenti del loro nucleo familiare.

Perché questa richiesta? In primis per consentire quella continuità nella relazione con gli ospiti che la Fondazione stessa mostrava di riconoscere come fondamentale in tempi di normalità, in cui l’accesso in Castellini era consentito a tutti, familiari e amici, dalle 8 alle 20. In tempi di convivenza con il Covid si passerebbe da 12 ore al giorno consentite a tutti a 45 minuti (nella migliore delle ipotesi) concessi ad un parente per ospite.

In secundis, per alleggerire il lavoro di volontari e animatori, che in tal modo potrebbero dedicarsi all’intrattenimento e alle attività che precedentemente allietavano la giornata dei nostri anziani e non sarebbero impegnati nel ruolo di accompagnatori degli ospiti agli incontri e sovraccaricati di lavoro.

Infine, alla luce dell’emendamento del 3 settembre scorso al decreto Green pass a firma Noja, che ribadisce il diritto di visita dei parenti 7 giorni su 7 specificando che «deve essere loro consentito anche di prestare assistenza quotidiana nel caso in cui la persona ospitata sia non autosufficiente», perché il coinvolgimento dei familiari è uno dei criteri che ispirano tutti i provvedimenti fin qui emanati dal Legislatore.

In questo anno e mezzo i nostri e le nostre care hanno sofferto moltissimo la mancanza di una relazione continuativa. Molti di loro non hanno neppure capito il perché di tanto rigore, hanno smesso di mangiare, non si sono più alzati dal letto, piangono tutto il giorno. I più forti resistono mostrando una resilienza che forse nemmeno noi sapremmo mettere in atto. Noi familiari siamo seriamente preoccupati per loro.

Quello che preme alle persone del Comitato è che i parenti siano visti nuovamente come risorse e non semplicemente come possibili veicoli di contagio, soprattutto in una fase in cui a chi è munito di Green pass sono consentite quasi tutte le opportunità nella nostra società.

Se potesse servire il Comitato stesso organizzerebbe una riunione con i familiari, chiedendo uno spazio apposito al Comune – che nomina dei componenti nel consiglio di amministrazione e che è soggetto coinvolto – per invitarli a rispettare rigorosamente le norme di comportamento previste dalla Fondazione e dalla legge e per condividere un percorso di consapevolezza dell’importanza di assumere comportamenti adeguati in tempi di “rischio regolato”, premessa indispensabile per un loro coinvolgimento attivo all’interno dell’istituzione.

Alle persone del Comitato è stata offerta l’opportunità di diventare volontarie. Alcune lo hanno fatto, ma a noi preme tenere ben distinti i ruoli del volontario e del familiare.

Il volontario, opportunamente formato, ha un ruolo ben preciso. Il familiare è portatore di un valore specifico e insostituibile, conosce il proprio caro, sa di che cosa ha bisogno e come offrirglielo, sa riconoscere i segnali di un malessere psicologico e intervenire spesso con le parole giuste richiamata da quel “lessico familiare” che è il tesoro unico e inimitabile di ogni famiglia.

Per questo ci auguriamo che la Fondazione, accanto a quella dei volontari, torni a riconoscere l’importanza della figura dei familiari come risorse attraverso una proficua interlocuzione e una feconda collaborazione.

A chi volesse far parte del nostro Comitato civico suggeriamo di scrivere a: comitatofamiliariCastellini@gmail.com

In apertura, fotografia di © Adriano Carafòli (Fondazione Castellini).

La foto in alto è tratta dalla Carta dei Servizi della Casa di Riposo Castellini; sotto, un altro momento di socializzazione all’interno della Fondazione Castellini (fotografie di © Adriano Carafòli) 

Le foto che ritraggono gli ospiti, scattate in epoca pre-Covid, sono state realizzate nel massimo rispetto della loro dignità e pubblicate con il consenso dei medesimi o con quello dei loro familiari.

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