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Milite ignoto, il dolore di Maria Blasizza Bergamas

di Luciana Scaglione

Uno non se lo aspetta da un comico e io non me lo aspettavo proprio. E invece è successo. Quando il comico, oltre a essere un bravo comico, è anche un ottimo interprete dei tempi, l’emozione è lì a un passo, che ti prende e ti fa lacrimare. D’altronde, come ha detto qualcuno prima di me, essere un bravo comico è cosa seria.

Ebbene, sto parlando di Enrico Brignano e della sua trasmissione “Un’ora Sola Vi Vorrei”.

Facendo zapping mi sono soffermata a vedere questo programma perché l’acume dell’attore mi ha sempre incuriosito e divertito; è il risultato di una brillante intelligenza e dall’avere frequentato il prestigioso “Laboratorio di Esercitazioni Sceniche”, la scuola creata e diretta da Gigi Proietti, al Brancaccio di Roma.

La storia che ha raccontato Brignano, a una settimana dal Giorno della Memoria – il giorno in cui ci facciamo carico di trasferire alle giovani generazioni il ricordo di chi per noi ha lottato per consegnaci una democrazia oggi data per scontata e tanto massacrata – è una storia che ho verificato sul sito del ministero della Difesa; una storia che molti già conoscono il cui epilogo mi era, però, sconosciuto; una storia che riguarda tutti noi.

È una storia che risale a cento anni fa, dopo la Prima guerra mondiale, che racconta dell’impegno che all’epoca lo Stato si assunse con quegli italiani, la cui identità non fu possibile accertare, caduti per la patria, di onorarli, custodirne il ricordo e glorificarne il sacrificio.

Lo fa attraverso la ricerca di una salma ignota e non identificabile da tumulare nel sacello dell’Altare della Patria a Roma.

Un’apposita commissione fu incaricata di individuarne una per ogni zona d’Italia coinvolta nei combattimenti; furono scelte undici zone e relative undici salme, ma solo una di queste poteva essere sepolta al Vittoriano.

Quale di questi undici poveri resti avrebbe avuto questo privilegio? Chi poteva togliere alla commissione l’imbarazzo della pietosa scelta?

Le bare, tutte uguali, furono trasportate nella Basilica di Aquileia e fu invitata, da Trieste, Maria Blasizza Bergamas, una popolana scelta in rappresentanza di tutte le madri italiane che avevano perso un figlio durante la prima guerra mondiale e del quale non si era potuto identificare le spoglie. Antonio Bergamas, era il nome del figlio

La povera donna, distrutta dal dolore, non riusciva a scegliere. Accarezzò le bare una ad una con le lacrime agli occhi, come se in ognuna ci fosse suo figlio, come se tutti e undici fossero suoi figli. Infine, si accasciò davanti alla decima bara urlando: “Antonio”. Fu quella la bara scelta.

Secondo quanto dichiarato dalla figlia Anna, Maria voleva scegliere l’ottava o la nona bara, erano numeri che ricordavano la nascita e la morte di Antonio, ma davanti alle undici salme provò un senso di vergogna e confermò la decima affinchè a Roma arrivasse veramente un soldato ignoto, senza alcun legame che ricordasse il figlio.

Con un convoglio speciale il feretro scelto fu trasferito a Roma. Il treno impiegò cinque giorni per arrivare nella capitale perché lungo il percorso, da Aquileia a Roma, il Popolo italiano, rallentando il proseguimento del viaggio, volle tributare al Milite Ignoto i dovuti onori per avere sacrificato la vita all’Italia.

Il 4 novembre del 1921, con una solenne cerimonia che fece accorrere più di trecentomila persone da ogni parte d’Italia e vide un milione di persone ammassarsi per le strade di Roma, il Milite Ignoto, sulla bara l’elmetto del fante, alla presenza delle più alte cariche, fu tumulato e consegnato alla storia e alla nostra memoria.

L’epilogo che non conoscevo riguarda Maria Blasizza Bergamas, la mamma di Antonio. Maria, come ogni madre che ha vissuto l’atroce dolore di sopravvivere al figlio, chiede, prima di morire nel 1953, di essere sepolta vicino agli altri dieci suoi “Figli”

 

 

 

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