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Muoversi in città sulle due ruote. Dalla teoria…a Melegnano

di Alfredo Binda

Il tema della ciclabilità a Melegnano è tornato di grande attualità in relazione alla recente realizzazione delle corsie ciclabili lungo il tratto urbano dell’Emilia e lungo la Vecchia Cerca per Colturano (la strada del cimitero); in particolare per la prima delle due realizzazioni.

Non è obiettivo di questo articolo ritornare su una vicenda divisiva, ma approfittare di quella eco per provare a capire se è possibile introdurre nel ragionamento collettivo alcuni elementi di strategia di cui un’amministrazione, avveduta e convinta dell’importanza delle due ruote in città, dovrebbe dotarsi, in particolare all’inizio del proprio mandato amministrativo.

La prima cosa da fare è dotare la città di un piano strategico, un Bici Plan comunale o Piano della mobilità ciclistica, di cui ormai diverse città italiane sono dotate, come articolazione o del Pums (Piano urbano della mobilità sostenibile) o del Pgtu (Piano generale del traffico urbano). Uno strumento capace di indirizzare le scelte operative, dopo ovviamente aver svolto l’analisi della domanda (spostamenti da/per all’interno e all’esterno del Comune, con matrice origine/destinazione) e dell’offerta di mobilità ciclistica (esame della rete esistente, delle criticità e dei servizi per la mobilità ciclistica eccetera; i contenuti di un Bici Plan meriterebbero un articolo dedicato; nda)

Il Bici Plan ha anche il compito di definire le priorità di intervento, sia per indirizzare le scelte operative di un Comune sia per rendere trasparente il processo decisionale. Ad esempio, un piano ben orientato dovrebbe puntare a dare la precedenza agli spostamenti – sia all’interno del proprio Comune sia verso quelli limitrofi – casa-lavoro, casa-scuola e casa-servizi. E, volendo fare un facile esempio, a realizzare le connessioni di tratti di ciclabili tra loro non connessi (i casi sono innumerevoli…)

Pesaro, un Comune che ha puntato sulle due ruote con la Bicipolitana (link in fondo all’articolo)

La seconda, se si vuole perseguire l’obiettivo della mobilità ciclistica in ambito urbano, è rendere coerente la programmazione comunale (il bilancio comunale e piano delle opere pubbliche del triennio) agli obiettivi dichiarati dal Piano stesso. Tradurre cioè all’interno degli strumenti di bilancio quanto contenuto nel piano strategico. Spesso, molto spesso, allorquando il Bici Plan esiste, i suoi contenuti non trovano attuazione negli strumenti fondamentali di un Comune. Senza risorse appostate in bilancio e nel piano delle opere pubbliche non si va da nessuna parte. In assenza di risorse, la pianificazione definita dai piani della mobilità ciclistica rimane lettera morta.

Terzo elemento, a cui molto spesso si pensa solo a cose fatte, è la partecipazione. Che rappresenta invece un ingrediente fondamentale per la riuscita sia della strategia sia dei singoli interventi. Senza l’informazione e la partecipazione dei cittadini, attività fondamentali a far maturare una consapevolezza collettiva, il rischio di insuccesso è quasi assicurato (soprattutto su materie come mobilità e traffico, per le quali ciascuno di noi si sente il depositario della verità rivelata).

Quarto elemento, anch’esso fondamentale per la buona riuscita della strategia e degli interventi, è la manutenzione della rete ciclabile esistente (chiudere le buche, eliminare i tratti sconnessi di pavimentazione, rinnovare la segnaletica soprattutto orizzontale…). Operazione molto spesso ignorata, in quanto meno appariscente e di minor impatto sull’opinione pubblica, ma fondamentale per chi si sposta in bicicletta.

Quinto tassello della strategia è sviluppare collaborazioni con i Comuni della zona, per impostare i Piani intercomunali della mobilità ciclistica, quindi una strategia comune e programmi e progetti di scala intercomunale, anche per intercettare con più facilità le risorse finanziarie dei bandi pubblici.

Ultimo tassello è il monitoraggio del Piano per verificare il raggiungimento sia degli obiettivi che delle realizzazioni. Una strategia efficace si misura dalla capacità di verificare, anno dopo anno, l’andamento della ripartizione modale in una città: capire cioè, percentuali alla mano e anno dopo anno, quante persone utilizzano le due ruote per spostarsi (la verifica va svolta su tutte le componenti della mobilità urbana: pedoni, treno, autobus, auto, moto eccetera). Così facendo un’amministrazione comunale può comprendere l’efficacia delle proprie scelte, mentre i cittadini possono verificare se e come le politiche di settore hanno raggiunto o meno gli obiettivi prefissati dal Piano.

Percorsi ciclabili a Reggio Emilia (24emilia.it)

E Melegnano?

Tutto ciò che è stato indicato esiste a Melegnano? Esiste un Bici Plan? Esistono fondi in bilancio? Il piano delle opere pubbliche indica progetti da realizzare e risorse da spendere? La partecipazione è stata attivata? Si fa la manutenzione dei percorsi ciclabili esistenti? Esiste un monitoraggio comunale degli spostamenti sulle due ruote? E la politica intercomunale, a che punto è?

Domande retoriche. Perché a questi interrogativi, dopo quattro anni di governo della città, non c’è risposta, perché non c’è politica di settore, non ci sono risorse dedicate, non c’è partecipazione eccetera eccetera.

E allora, vanno bene le corsie preferenziali lungo l’Emilia, ma se vogliamo fare di Melegnano, pur con tutte le difficoltà del caso, una città amica delle due ruote, serve ben altro. Servono idee, progettualità e capacità di guardare avanti (perché la bici è un pezzo del futuro prossimo venturo). Servirebbe un’amministrazione all’altezza del compito.

 

http://www.fiab.info/download/FIAB_scheda_div_1.pdf

http://www.comune.pesaro.pu.it/viabilitaemobilita/citta-della-bicicletta/bicipolitana/

 

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