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Oasi di Montorfano. La parola a referenti e WWF / 2

di Alessandro Podenzani e Erminia Mandarini, referenti delle Oasi Wwf di Melegnano, e Giorgio Bianchini, presidente Wwf Oa Martesana-Sud Milano

L’Oasi di Montorfano presenta svariati punti critici che vanno esaminati per comprendere la situazione odierna e le decisioni prese. I primi e più importanti sono la sua fruizione e posizionamento geografico.

Tenendo conto del fatto che l’area è un’Oasi urbana visitabile in qualsiasi momento e che si sviluppa a ridosso di una strada e di abitazioni, in essa serve trovare un equilibrio tra ecosistema e sicurezza per i visitatori. Fanno seguito la composizione del bosco e l’impossibilità di manutenzione ordinaria negli ultimi anni.

Il bosco è formato nella maggior parte da essenze ad alto fusto con la caratteristica che l’altezza non è compensata da una dovuta ampiezza della circonferenza del tronco. Questa particolarità, probabilmente dovuta ad un fitto innesto di alberi ad alto fusto in origine, ha portato ad avere una situazione in cui la stabilità della pianta risulta precaria. In caso di stress fisico essa viene lievemente garantita dal supporto delle essenze limitrofe.

Fino ad agosto 2019 inoltre, non vi era la convenzione per effettuare anche solo manutenzione ordinaria da parte della associazione, andando così a ridurre la sicurezza per i visitatori.

Un ultimo punto è la forte presenza dell’edera comune (Hedera helix) elemento di forza dell’area, ma che può diventare un problema in alcuni casi. Questa pianta rampicante è di straordinaria importanza in ambito ambientale, ma essa una volta che raggiunge la chioma dell’albero su cui si poggia può portare a diverse problematiche che minano la salvaguardia della pianta ospite. Lo sviluppo dell’edera nella chioma causa col tempo una riduzione dell’apparato fogliare dell’albero, compromettendo via via la possibilità di fotosintesi di quest’ultimo. In aggiunta, il peso del rampicante grava interamente sul tronco, aumentando il carico sulla pianta.

Ciò che ha portato alla rottura del precario equilibrio del bosco è stata la nevicata del 28 dicembre scorso. La neve caduta è andata ad accumularsi sulle essenze, di cui abbiamo già discusso le caratteristiche, aggiungendo il suo peso a quello già gravante dell’edera. L’accumulo inoltre è stato superiore alla norma in quanto l’edera, non perdendo le foglie in inverno, ne ha favorito la raccolta. Il peso della neve più il peso dei rampicanti hanno portato a superare il punto di rottura in diverse piante, con la conseguenza di svariate cadute all’interno del bosco.

Successivamente all’analisi dei danni riportati nell’Oasi, l’associazione e l’amministrazione comunale hanno deciso per un intervento deciso e finalizzato a ricreare l’equilibrio tra ecosistema e sicurezza nella fruizione.

Il 2021 è stato posto come anno zero, un punto di partenza per far rifiorire l’Oasi sia sul piano ecologico sia su quello pubblico; in quanto la nomea del bosco si è fatta col passare del tempo sempre meno lusinghiera.

Per questa operazione si sono organizzati quattro sabati di lavoro che hanno visto all’opera i volontari del Wwf Sud Milano, l’amministrazione comunale, un operatore specializzato e un gruppo di cittadini volontari del quartiere Montorfano. Questo al fine di compiere un lavoro completo sui diversi aspetti: ecologico, amministrativo e di convivenza col bosco.

Si è iniziato con l’individuazione degli alberi in cui l’edera aveva intaccato la chioma e per questi ultimi si è operato andando a tagliare una piccola sezione di tronco del rampicante ad altezza uomo. Questo in modo tale che la parte più alta andrà ad essiccarsi col tempo e togliersi, alleggerendo la pianta, ma che nel frattempo ricresca dal basso mantenendo così sia l’ambiente fornito dal rampicante sia un minor peso sull’albero. Il taglio è stato effettuato in questo periodo in modo tale che l’edera ricresca in primavera ed estate, salvaguardando così il periodo di fioritura che avviene in settembre.

Successivamente si è proceduto al taglio degli alberi caduti, tale lavoro è stato effettuato perché molte essenze più basse sono state piegate o addirittura schiacciate dai tronchi caduti. Il taglio ha permesso di liberare le piante in crescita, tra le quali dei noccioli (Corylus avellana) e alcuni tassi (Taxus baccata) che sarebbero rimasti piegati senza questa operazione.

La maggior parte del legname tagliato è stato utilizzato in vari modi: come sostegno per le piante piegate, a formare dei cumuli adatti a creare ripari per la microfauna, oppure poste attorno al basamento di piante più grandi, così da costituire zone utili per insetti xilofagi (e la catena alimentare che ne consegue), funghi ed anche a preservare le piante da possibili scortecciamenti da parte delle nutrie (Myocastor coypus).

I rami più piccoli sono stati trasportati sul sentiero dai volontari e trasformati in pacciamatura grazie alla trincia forestale, in modo tale da mantenere anche ben visibile la delimitazione del percorso nel bosco. Laddove il trasporto risultava più difficoltoso si è utilizzata la trincia in determinate aree circoscritte evitando di danneggiare piante in crescita o essenze di pregio. Tutto il trinciato è stato lasciato al suolo.
Come ultimo lavoro si è effettuato un taglio dei rami che comportavano un rischio per la sicurezza sia strutturale della pianta (con vari alberi caduti è venuto meno il sostegno reciproco sopracitato) sia per i visitatori.

Tutti questi lavori hanno portato ad una leggera apertura del bosco (amplificata dall’assenza di fogliame nella vegetazione) che garantirà però un maggior spazio di crescita per le piante rimaste.

Per quanto riguarda un paio di alberi morti lungo i sentieri, questi sono stati segnalati a Ersaf e al gruppo di lavoro del progetto ReLambro SE, e pur nell’ottica della loro futura rimozione, si è fatta una analisi sui possibili siti di nidificazioni.

Si può concludere che le decisioni sono state forti e i lavori decisivi, ma la scelta è stata dettata dall’idea e dalla speranza che tali operazioni abbiano scongiurato una possibile nuova crisi come quella vissuta e che non vengano mai più effettuate, lasciando che il bosco riparta naturalmente e che si supporti solo con piccole azioni mirate.

Ovviamente vogliamo sottolineare che, come sempre, la nostra associazione è a disposizione di chiunque voglia fare domande e osservazioni.

In apertura e nell’articolo, immagini dell’intervento curato dai referenti dell’Oasi, dal Wwf e dai volontari del quartiere Montorfano

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