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Referendum, le ragioni del Si

Il parere di due costituzionalisti: Lorenza Carlassare e Valerio Onida

(pubblichiamo le sintesi delle interviste rilasciate da Carlassare a la Repubblica e ripresa il 30 agosto scorso da Il Fatto Quotidiano e la seconda da Valerio Onida alla trasmissione Ora di Punta di Radio Popolare)

Lorenza Carlassare

«Se passasse il No, nulla verrebbe più cambiato. In particolare non verrebbe più cambiata neppure la legge elettorale. E con quella attuale la scelta di chi sarà eletto è unicamente operata dalle direzioni dei partiti ed è verso questi che gli eletti si sentono responsabili, prescindendo completamente dal rapporto con gli elettori… In questa situazione non conta tanto il numero dei parlamentari, quanto il loro rapporto con gli elettori. Se verso di noi non sentono alcuna responsabilità, di che democrazia stiamo parlando?»

Carlassare, nell’intervista, fa riferimento in particolare alla legge elettorale.

«La legge elettorale non è indifferente, è il fondamento di tutto il sistema politico costituzionale, visto che la rappresentanza gioca un ruolo fondamentale. E una rappresentanza distorta, come quella che ci veniva fornita da leggi elettorali che la Corte costituzionale ha bocciato, altera l’esito della consultazione popolare e altera di conseguenza la democrazia. La volontà degli elettori non risulta in nessun modo rispettata e soprattutto risulta irrilevante. Inoltre essenziale è il problema della responsabilità politica verso gli elettori. L’eletto è legittimato ad esercitare un potere che gli viene conferito dal popolo solo se poi risponde a chi lo ha votato. Oggi questo pare del tutto dimenticato. Perché se guardiamo alle leggi elettorali degli ultimi decenni vediamo che in realtà con le liste bloccate la scelta di chi sarà eletto è unicamente operata dalle direzioni dei partiti. Ed è verso questi, dai quali dipende la loro carriera politica futura, che gli eletti si sentono responsabili. E sono quindi pronti ad assecondare ogni indicazione che venga loro fornita».

Valerio Onida

«Le motivazioni del No sono infondate, non ci sono temi in gioco per cui è in discussione la difesa della Costituzione o vi è il pericolo di svilimento della democrazia rappresentativa. Non è il numero di parlamentari che determina il ruolo politico-costituzionale di un organo elettivo. Per fare un esempio il Senato degli Usa è di 100 componenti, la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti di 435 e non per questo non funziona. Non si comprende questa energica opposizione se non per un riflesso politico-partitico e chi paventa il rischio di uno scivolamento verso una sorta di democrazia diretta sbaglia: la legge elettorale non sposta niente in favore di una democrazia diretta. Sono state votate quattro deliberazioni dalle due Camere e tutte hanno raggiunto la maggioranza assoluta, nell’ultima votazione la quasi unanimità; e adesso si andrebbe a smentire una decisione presa con questi risultati. Si dice che ci sarebbe un problema di minore rappresentanza da parte dei cittadini, ma non è assolutamente vero e non c’è nessuna differenza tra essere rappresentati da 630 o 400 deputati e da 315 o 200 senatori, eletti su un bacino di circa 40 milioni di elettori; non viene intaccata la rappresentatività del Parlamento. Semmai essa può essere messa a rischio per il tipo di legislazione elettorale, dal comportamento delle forze politiche, dal modo in cui si dibatte di politica, ma non esiste nessuna emergenza costituzionale. Non è scontato il Sì, se non dagli analisti e dai sondaggisti che lo ritengono un segnale di condivisione dell’antipolitica, ma sarebbe un errore identificare il Sì con lo spirito antipolitico perché questo è solo la semplice adesione a una riduzione numerica di deputati e senatori, punto. Le difficoltà di funzionamento delle Camere con un numero inferiore di parlamentari non sono riscontrabili, semmai è vero il contrario, con la riduzione dei numeri del parlamento sarebbe possibile e auspicabile che le camere apportassero modifiche ai loro regolamenti e alle prassi parlamentari per rendere più agile, snello e più efficace il lavoro delle assemblee. La riforma si potrà applicare alla legge elettorale vigente dal momento che i meccanismi elettorali non cambiano, per la parte maggioritaria i collegi uninominali e per la parte proporzionale i collegi plurinominali; essendo diminuita di circa un terzo la rappresentanza parlamentare, si dovranno rivedere il numero di rappresentanti dei collegi ed i rappresentanti di circoscrizione, ma tecnicamente non è indispensabile una modifica della legge elettorale. Non è un passaggio epocale per la difesa della Costituzione , come la battaglia per il No sembrerebbe prefigurare e tantomeno non ci sarà un depauperamento delle funzioni del parlamento, anzi la vittoria dei No suonerebbe come una smentita delle forze politiche dopo i risultati delle votazioni alla riforma e non farebbe altro che alimentare il senso di sfiducia generale degli elettori nei confronti di una classe politica, che vede il livello di fiducia nei propri confronti al livello più basso della nostra storia».

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