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Rifiuti, parte CEM. Ma due donne perdono il lavoro. Nel silenzio della giunta

di Pietro Mezzi

Dal 1° marzo l’igiene urbana del nostro Comune è gestita da Cem. Lo stesso giorno, due donne hanno perso il lavoro. Sono cioè state licenziate da Mea e non sono state assunte da Cem. E questo a differenza di quanto è accaduto ai 18 operai di Mea, tutti quanti assunti dalla nuova società (pubblica) di gestione dei rifiuti.

Stiamo parlando di due ingegnere: due donne con famiglia, ancora lontane dalla pensione, sono state messe a casa.

Un fatto avvenuto nel silenzio da parte del sindaco, della giunta, della presidenza della Mea, da parte del partito di governo della città.

Un fatto grave, che non ha neppure rispettato le indicazioni del consiglio comunale contenute nel documento di indirizzi del maggio 2020 (il punto 9 della delibera del consiglio comunale del 28 maggio 2020, frutto dell’emendamento dei consiglieri comunali Pietro Mezzi-Lucia Rossi, è riportato qui sotto).

Un fatto doppiamente grave in quanto colpisce due donne, proprio alla vigilia dell’8 marzo, quest’anno dedicato sia alle donne ucraine vittime della guerra sia alla battaglia delle donne stesse per ridurre il divario di genere anche in campo lavorativo.

Mentre in Italia e nel mondo le donne rivendicavano i loro giusti diritti in tutti i settori, a Melegnano due donne, nel silenzio (quasi) generale venivano licenziate da una società a maggioranza pubblica (Mea) e, contemporaneamente, non venivano assunte da un’altra società a totale capitale pubblico (Cem).

E questo nonostante le ripetute rassicurazione del sindaco e della giunta comunale e nonostante gli atti formali del Consiglio comunale che impegnavano l’esecutivo locale a garantire il lavoro a tutti gli addetti, operai e impiegati senza distinzione, impegnati contrattualmente nell’igiene urbana di Mea.

Quanto accaduto suggerisce due considerazioni.

La prima riguarda le reboanti e ripetute affermazioni del sindaco (“tutti i lavoratori di Mea verranno assunti da Cem…”) e i fatti: il giorno e la notte. Per carità, nulla di nuovo sotto il sole. In questi quasi cinque anni infatti chi ha seguito la politica locale ha saputo farsi un’idea circa la coerenza tra le dichiarazioni verbali e le scelte concrete del primo cittadino.

Ma ciò che invece stupisce è stato il silenzio della componente femminile della giunta comunale. Non una parola, non un impegno, non una voce di dissenso riguardo il licenziamento di due donne, proprio pochi giorni prima dell’8 marzo. E la componente femminile dell’esecutivo, lo sappiamo, è presente e attiva nelle forme pubbliche di rivendicazione della dignità femminile nelle sue differenti espressioni.

In questo caso, un caso concreto, dove due donne dall’oggi al domani hanno perso il posto di lavoro, non un gesto rispetto a ciò che stava avvenendo (e la giunta sapeva ciò che di lì a poco sarebbe accaduto).

Si diceva del silenzio anche della politica. Un silenzio assordante, rotto solo dalle parole delle minoranze di centrosinistra in consiglio comunale che, con i limiti con cui operano le opposizioni, proprio in quei giorni non hanno fatto finta di nulla e hanno denunciato il comportamento simulatore della giunta comunale circa le sorti delle due lavoratrici. Compreso quello delle due assessore.

 

 

 

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