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San Carlo-Bertarella. Che fare?

di Pietro Mezzi

Più volte su questo blog abbiamo scritto della trasformazione delle aree denominate San Carlo-Bertarella, criticandone, anche aspramente, merito e metodo.

Continuiamo ad occuparcene perché si tratta della più imponente trasformazione urbanistica della storia della nostra città. Più estesa della stessa costruzione del quartiere Giardino, che si è formato in quindici-vent’anni, nei decenni Sessanta e Settanta.

Questa trasformazione, quella della San Carlo-Bertarella, rischia di avvenire in un’unica soluzione e, come abbiamo più volte scritto, senza alcuna coinvolgimento dei cittadini.

Un coinvolgimento che sarebbe stato indispensabile, considerato che l’argomento non riguarda solo gli abitanti della zona Ovest ma, per le ricadute, tutta Melegnano.

In questo articolo, invece, si vuole sottolineare le possibili azioni che possono essere messe in campo, sia dai cittadini, singoli e organizzati, sia dalle forze politiche e sociali della città.

Due sono i fronti su cui si dovrebbe agire: il primo di carattere più tecnico-urbanistico teso a bloccare l’operazione; il secondo, finalizzato a proporre modifiche progettuali per diminuirne gli effetti negativi.

Sono due linee d’azione complementari, non in antitesi.

Nel primo cosa si tratta di operare verifiche puntuali sulla coerenza (leggasi conformità) tra il piano urbanistico e il piano attuativo: tra quanto contenuto nel Pgt vigente e quanto prevedono i tre piani attuativi. La conformità è indispensabile, in quanto non è giuridicamente ammissibile che vi siano discrasie tra quanto prevede il piano di governo del territorio e la sua attuazione (vale a dire i piani attuativi). È un lavoro tecnico, puntuale che va fatto (che spetta fare in primo luogo all’ufficio tecnico comunale). Qualora da questa verifica dovessero emergere delle differenze sostanziali, i piani attuativi non potrebbero essere approvati e servirebbe operare una modifica o dei piani stessi o del Pgt (più probabile la prima opzione). Un’eventualità che porterebbe a un allungamento dei tempi di approvazione (e considerato che siamo quasi alla fine del mandato amministrativo, ciò potrebbe innescare interessanti ripensamenti politici).

Nel secondo caso si tratta di un approccio più progettuale per – come detto – minimizzare i danni dell’operazione nel suo complesso.

Non sono due strade in opposizione ma, anche per chi si batte contro l’operazione tout-court, potrebbe essere una strada da sostenere.

In questo secondo caso, occorre articolare le proposte in base ai contenuti dei piani attuativi depositati.

San Carlo, meno logistica più verde

Primo. La proposta progettuale, come dimostrano i numeri, è invasiva e soprattutto ciò che preoccupa è il sovradimensionamento del deposito (40mila mq), contro i 26mila del reparto produttivo. Sappiamo per certo che nel deposito verrebbero trasferiti gli attuali magazzini San Carlo di Siziano (attualmente in affitto) e di Inveruno. Un deposito di 40mila metri quadrati determinerebbe una movimentazione di merci e di automezzi sostenuta, sia di giorno che di notte, considerati i tre turni di lavorazione.

Secondo. Occorre un ripensamento generale del complesso industriale, limitando la presenza alla sola produzione (e a una minima dotazione di magazzino), che deve necessariamente evitare produzione di odori determinati dal ciclo produttivo alimentare. La riduzione del complesso produttivo andrebbe prioritariamente a collocarsi sulla parte dell’area interessata in passato dalla realizzazione di fondazioni ancora oggi esistenti, anche se non visibili in quanto inerbite.

Terzo. Occorre garantire una maggior permeabilità tra l’insediamento produttivo e il resto della città, sia sul fronte nord sia su quello sud. In altri termini, occorre ampliare in modo massiccio il collegamento verde lungo le vie per Carpiano e per Landriano. Ciò anche per consentire il corridoio ecologico e garantire la presenza delle specie animali presenti nel parco delle Noci.

Quarto. Occorre ricavare un’area di mitigazione tra gli impianti sportivi, il nucleo abitativo esistente (cascina Cattanea) e il futuro stabilimento di dimensioni più consistenti rispetto alle attuali.

Quinto. Occorre che, complessivamente, la dotazione di aree verdi pubbliche arrivi al 50% del totale dell’area di proprietà della società alimentare.

Sesto. Sulle aree verdi occorre prevedere una massiccia operazione di forestazione urbana.

Comparto B1 – Bertarella

Primo. Va individuata una nuova funzione per l’intero comparto B1. La creazione di un data center non è compatibile con l’assetto futuro dell’ex Bertarella: l’esigenza di garantire la totale sicurezza del sito fa di questa porzione di territorio un corpo separato dal resto della città.

Secondo. Occorre che la dotazione di verde pubblico raggiunga il 50% della superficie territoriale del comparto B1 per iniziative di forestazione urbana con funzione di mitigazione. Ciò indipendentemente dalla funzione (o dalle funzioni) che sull’area si andrà (o andranno) a insediare.

Terzo. Anche questo comparto deve contribuire al potenziamento del corridoio verde lungo la via per Carpiano.

Comparto B2 – Bertarella

Occorre che la convenzione urbanistica limiti il ventaglio alle funzioni urbanistiche insediabili, con preferenza per le funzioni produttive non inquinanti e di minimo impatto viabilistico.

L’area della Bertarella lungo la via per Carpiano; sul Comparto B1 è previsto l’insediamento di un data center; il triangolo a est della linea ferroviaria corrisponde al Comparto B2

Comparto A

È necessario individuare una diversa funzione rispetto alla logistica, come invece prevede il piano attuativo (15mila mq).

Secondo. Anche questo comparto deve contribuire alla dotazione di verde pubblico per iniziative di forestazione pari al 50% del totale della superficie territoriale.

In giallo, l’area del Comparto A dell’ambito di trasformazione 24 San Carlo-Bertarella

Ambito di Trasformazione 24

In generale, per l’intero ambito di trasformazione (AT 24, come prevede il Pgt) è necessario produrre, prima del rilascio delle autorizzazioni a costruire, uno Studio di impatto ambientale di tutte le componenti (suolo, aria, acqua, rumore, rifiuti, immissioni in atmosfera…).

Quella appena descritta può rappresentare una traccia su cui basare, tra qualche settimana, le future osservazioni ai piani attuativi dopo la probabile adozione da parte della giunta comunale.

In apertura, la tavola relativa all’insediamento San Carlo nell’area compresa tra le vie per Landriano e per Carpiano

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