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Trasporto pubblico locale e arroganza

di Giuliano Curti

Il lettore appena appena attento si chiederà cosa c’entrano due argomenti così spaiati, uno che attiene alla realtà materiale e uno alla sfera sfuggente dei comportamenti, anzi a quella ancor più virtuale delle opinioni circa i comportamenti.

Il pensiero immediatamente successivo è la domanda, retorica, se l’autore si sia per caso bevuto il cervello per azzardare un simile accostamento.

Urge quindi documentare la scelta del titolo e, pur rassicurando il lettore che il dubbio tocca di passaggio anche l’autore, dimostrare che non è però questo il caso perché i termini usati nel titolo una qualche attinenza ce l’hanno.

Intanto chiariamo il contesto; il Trasporto pubblico locale di cui parlo, che chiamerò d’ora in poi TPL, è il sistema di trasporto intercomunale che dalla metà del 2019 fornisce un servizio di trasporto da e per Melegnano da alcuni comuni limitrofi, segnatamente Cerro al Lambro, Carpiano, Vizzolo Predabissi, Dresano e, fino a pochi mesi fa, Colturano.

L’arroganza invece ha un attore unico e definito: la giunta comunale di Melegnano.

È in corso l’analisi autonoma e indipendente del TPL che con un gruppo di cittadini melegnanesi ho intrapreso; i fautori del servizio e segnatamente la giunta melegnanese ha indicato come sperimentale il servizio finora in corso; ad esso sarebbe seguito un bilancio per la conferma o meno dello stesso.

Purtroppo il bilancio tarda ad arrivare: «colpa dell’emergenza pandemica che ha sconvolto la realtà» la motivazione prodotta per rinviare l’esame.

La motivazione è certamente plausibile, ma resta il fatto che, nonostante l’emergenza, qualcuno ha deciso di uscire dall’Intesa (comune di Colturano), qualcun altro ha deciso di rimanere a patto di una sostanziale riduzione del contributo di partecipazione (comune di Vizzolo Predabissi).

Insomma, emergenza sì, emergenza no, i tempi sono ormai maturi per un’analisi di questo servizio ed è per questo che abbiamo deciso di acquisire i dati e farci un’opinione autonoma.

La comunicazione del quadro che esce necessita di uno spazio ben maggiore rispetto a quello qui disponibile; diciamo che approfitto di questo spazio per anticipare i risultati, per suggerire una chiave di lettura di quei risultati che con più calma verranno resi pubblici prossimamente.

Affrontiamo quindi, senza altri giri di parole, l’impegnativo asserto che avevo annunciato.

Alcuni cittadini di Melegnano, memori del servizio di trasporto comunale da e per l’ospedale, in esercizio dal 1997 al 2012, hanno raccolto, era l’anno 2018, un migliaio di firme (916 per la precisione) per richiedere l’effettuazione in città di un referendum sul reintegro di quel servizio.

La circostanza potrebbe essere ricordata dai lettori più attenti perché causò non poche polemiche in città e sfociò nell’avocazione dell’iniziativa da parte della maggioranza consigliare che lo fece proprio con una votazione consigliare non necessaria. Bastava infatti il semplice suggello notarile del sindaco circa il raggiungimento del quorum e la convocazione del referendum. Invece si volle strafare con una votazione palese avvenuta il 23 gennaio del 2019.

I moduli delle firme raccolte per l’effettuazione del referendum comunale

A rigore anche questo potrebbe ricondursi al tema conduttore iniziale, ma possiamo abbuonare la circostanza, tanto non resteremo a mani vuote nel seguito.

«Ma perché cedere quando si può rilanciare con un’idea migliore» deve essersi chiesta la maggioranza ed ecco apparire all’orizzonte l’idea del TPL; «i cittadini voglio andare e venire dall’ospedale? Bene, noi li faremo scorrazzare per tutto l’intorno» deve essersi detto qualche stratega che abita ai piani alti del palazzo comunale.

L’argomento si presterebbe a un altro appunto, forse non esattamente attinente l’arroganza, ma ad un suo parente stretto, quello della presunzione: il pensare che quello che propongono gli altri è sempre di basso livello e si è i soli unti dal signore che hanno sempre e comunque l’idea perfetta.

Ma l’argomento in questo caso è serio, talmente serio che non vale la pena perdersi in polemiche e faide; se è vero come è vero che Melegnano assolve a un compito di servizio a comunità eccedenti i propri confini, il problema della connessione con queste comunità e l’ipotesi di un sistema di trasporto che la realizzi non è peregrina.

Quanto però il servizio TPL in vigore sappia rispondere a questa esigenza lo vedremo fra un attimo, adesso mi preme rilevare il primo atto di arroganza di cui parlavo.

I dati dicono che il servizio TPL vede la discesa e salita dalla fermata dell’ospedale di pochi utenti; al contrario la fermata più usata è la stazione ferroviaria di Melegnano, cioè il servizio attuale non è la risposta giusta alla richiesta della comunità melegnanese di raggiungere l’ospedale.

A questa richiesta si poteva rispondere in vari modi: opponendo che il servizio era economicamente insostenibile o anche soltanto che non era condiviso, ma l’operazione di sostituire un servizio con un altro, di fingere di accogliere una richiesta per approntare una risposta a qualcos’altro è un atto di manipolazione e falsificazione di cui la maggioranza consigliare dovrebbe cominciare a dare spiegazioni.

Avevo detto, e confermo, che l’ipotesi di un TPL concentrico su Melegnano sarebbe un argomento degno di attenzione e meriterebbe di essere tolto dalle mani di apprendisti stregoni per essere trattato come merita.

In una simile prospettiva la verifica di rispondenza fra le ipotesi a base del servizio e la

sua effettiva capacità di risposta dovrebbe essere il sentiero maestro per realizzare un servizio efficace ed efficiente.

Purtroppo la realtà è diversa, il servizio appare come un toro imbizzarrito di cui nessun bovaro riesce a riprendere possesso; probabilmente la realtà del bilancio è una dura realtà con la quale si cerca di rinviare il confronto.

I dati forniti dall’Agenzia di Bacino parlano di numeri molto crudi: circa 140 corse giornaliere; un costo di 8 euro a corsa, con una punta di 15 euro a corsa per la linea per Cerro al Lambro costi decisamente insostenibili; una saturazione dei percorsi (utenti/ km percorsi) dell’8%, cioè i mezzi girano praticamente vuoti.

Il servizio ha un costo per la comunità generale di 250mila euro all’anno, abbiamo avuto ad oggi una spesa di 650mila euro.

Metà dei costi grava sul bilancio di Melegnano per un importo di oltre 284mila euro dal 2019 ad oggi, il tutto per servire 85 salite e 45 discese, un totale di 130 corse che scendono drasticamente a 70 se togliamo la stazione ferroviaria.

Quindi ancora una volta, pur di sostenere e imporre un’idea faziosa o magari solo per il solo timore di apparire accondiscendenti nell’accogliere una legittima richiesta dei cittadini non ci si è trattenuti dallo scaricare sulla fiscalità generale e sulla fiscalità locale costi ingentissimi.

Rinvio alle prossime settimane, appena verranno consegnati dagli uffici dell’Agenzia di bacino i dati aggiornati che abbiamo richiesto, per una presentazione più puntuale e completa dei risultati dell’indagine (segue).

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