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Visite nella Rsa di Melegnano: qualche modesta proposta

di Sara Marsico

Chi si forma le proprie opinioni attraverso la televisione sarà portato a credere che da parecchio tempo le visite dei parenti e dei volontari nelle Rsa lombarde siano finalmente aperte, pur con tutte le precauzioni sanitarie e con l’utilizzo dei dispositivi come le mascherine.

È di pochi giorni fa il servizio del Tg della Regione Lombardia che riprendeva l’assessora al Welfare Letizia Moratti all’interno di una Rsa milanese insieme a una ventina di ospiti.

«Che bello», sarà stato indotto a pensare. «Se Moratti, che per i ricoverati è un’estranea, li può incontrare, sarà possibile anche per i loro figli e le loro figlie, i loro fratelli e le loro sorelle, i loro mariti e le loro mogli, insomma per tutti i familiari, almeno».

Per non parlare di quel bellissimo e commovente spot sulla stanza degli abbracci realizzato per spingere gli italiani a vaccinarsi, inspiegabilmente sparito dagli schermi televisivi, forse perché di Rsa che la prevedevano ce ne erano veramente poche.

Ma anche chi si forma un’opinione sulle fonti giuridiche si sarà fatto la stessa idea. Secondo l’ordinanza dell’8 maggio 2021 del ministro della Salute Roberto Speranza, che riprendeva una circolare del 30 novembre scorso: «Poiché l’isolamento sociale e la solitudine rappresentano motivo di sofferenza e importanti fattori di rischio nella popolazione anziana per la sopravvivenza…debbono essere assicurate le visite dei parenti e dei volontari per evitare le conseguenze di un troppo severo isolamento sulla salute degli ospiti delle residenze…è necessario assicurare un regime di contatti e/o di visite fra gli ospiti e le persone a loro care, occasioni di uscite fuori dalla residenza…Vanno sempre privilegiati gli incontri in spazi aperti».

 

«Fantastico – si sarà detto – anche i politici mostrano di capire che per gli anziani la solitudine è il male più grande e che le relazioni sono vita. Dopo tante morti avvenute proprio nelle Rsa lombarde, forse è cambiato lo sguardo sugli anziani. Non solo li si è protetti, vaccinandoli per primi, ma adesso, con tutte le cautele del caso, ai parenti e ai volontari l’accesso e una relazione con i propri cari sono possibili».

Purtroppo non è così.

Come risulta anche dall’interrogazione parlamentare della deputata Noja al governo del 14 luglio scorso «il 70 per cento delle Rsa non rispetta le prescrizioni dell’ordinanza del ministro della Salute «prevedendo (solo) un incontro ogni settimana».

La Fondazione Castellini, struttura d’eccellenza tra le Rsa, ha organizzato in questo modo gli incontri con i parenti, ammettendo solo recentemente i volontari. Fino a due settimane fa era consentito incontrare i propri cari una volta ogni due settimane, per 15 minuti, al massimo due persone per volta, mai di sabato o di domenica, dopo aver superato il controllo della temperatura, indossando sempre la mascherina e aver esibito il Green pass o l’attestazione di due vaccinazioni o della guarigione da Covid.

Invito chi legge a immaginare il livello di privacy e il contenuto di un incontro di 15 minuti alla presenza di un animatore. L’emozione è forte e spesso non si riesce a dirsi tutto quello che ci si vuole dire.

Un gruppo di parenti che da tempo si confrontavano sulle difficoltà di questi incontri e sul disagio psicologico dei loro cari, ha scritto una mail alla Fondazione proponendo un incontro e una serie di proposte.

Per tutta risposta l’autrice di questa mail si è vista arrivare una comunicazione ufficiale, tratta dal sito della Fondazione, che spostava a 30 minuti la durata dell’incontro, sempre ogni 15 giorni, mai di sabato e di domenica, con mascherina e Green pass o documentazione analoga da esibire all’ingresso.

Le mail sono state reiterate, le proposte ulteriormente articolate. ma dalla Fondazione non c’è stata risposta. Giovedì 23 luglio sul sito della Castellini è comparsa una nuova comunicazione: gli incontri, sempre di 30 minuti, saranno fissati ogni 8/10 giorni.

In periodi di normalità i parenti e i volontari, oggi impiegati soltanto per andare a prendere nei diversi nuclei gli ospiti e portarli in auditorium o in piazzetta, erano considerati risorse preziose. Oggi sono visti prevalentemente in ottica sanitaria e securitaria, come possibili veicoli di contagio.

Tuttavia i recenti provvedimenti governativi consentono a chi sia in possesso di Green pass o Green card, come la chiama il presidente del Consiglio, di andare al ristorante, al cinema, a teatro, allo stadio, di partecipare a eventi. Non basterebbe questo per poter incontrare il proprio caro, alla soglia del nucleo in cui è ricoverato, accompagnarlo a fare un giro nel Parco dei Sorrisi, pochissimo sfruttato in questo periodo, nonostante l’invito ministeriale a far stare le persone anziane in spazi aperti, e riportarlo in reparto, affidandolo alle cure degli operatori sociosanitari? Non basta il Green pass a far accedere ai nuclei il personale volontario, la cui opera è tanto importante?

Le proposte del gruppo di parenti, che si sta costituendo in comitato, sono poche e semplici e le riporto per sottoporle al giudizio di chi ci legge.

Nessuno ci ha mai risposto in merito e sinceramente ce ne dispiace.

Come stakeholder siamo responsabili in solido del pagamento della quota dei nostri cari, ma a quest’obbligo pare non corrispondere un nostro diritto di proposta e neppure il diritto a un incontro amichevole con la Direzione, in cui far presenti le gravi difficoltà psicologiche di chi piange per non poter vedere i propri cari, chiede ogni giorno se il giorno dopo li vedrà, chi non sa usare il cellulare e non può neppure sentire la loro voce quotidianamente, chi si sente solo, chi smette di mangiare, cade in depressione, perde la voglia di vivere, si sente abbandonato e trascurato.

Che cosa si chiede?

1)        Possibilità di incontri di un’ora al giorno per 2 persone per ogni ospite, anche solo due o tre volte la settimana.

2)        Incontri possibilmente in spazi aperti (piazzette e Parco dei Sorrisi).

3)        Incontri senza la presenza dell’animatrice/animatore (che potrebbe nel frattempo accompagnare altri ospiti agli incontri).

4)        possibilità per gli ospiti di reparti diversi di frequentarsi (al bar, in auditorium, al parco).

5)        possibilità di uscite programmate degli ospiti, con i parenti, e rientri in famiglia.

Parenti e volontari sono risorse preziose. Il loro coinvolgimento sarebbe stato fondamentale in questa fase di completamento della campagna di vaccinazione e di uscita graduale dall’emergenza. Ce lo saremmo aspettato da chi fa della cura e dell’assistenza agli anziani la propria mission.

Attendiamo pazientemente che qualcosa si muova.

Nel frattempo chi vuole può mettersi in contatto con comitatofamiliaricastellini@gmail.com

p.s.: proprio in questi giorni è in corso uno sciopero della fame da parte di un medico, Mirko Damasco, che lavora in una Rsa per chiedere il rispetto delle indicazioni ministeriali per quanto riguarda le visite dei parenti agli ospiti delle residenze (e anche negli ospedali). Damasco ha anche annunciato la presentazione di un esposto per inadempienza delle Rsa all’ordinanza del ministro della Salute. Per saperne di più, visita la pagina Facebook di Orsan, Open Rsa Now.

In apertura, fotografia di © Adriano Carafòli (Fondazione Castellini).

La foto in alto è tratta dalla Carta dei Servizi  della Casa di Riposo Castellini; sotto, un momento di socializzazione all’interno della Fondazione Castellini  (fotografie di © Adriano Carafòli) 

Le foto che ritraggono gli ospiti sono state realizzate nel massimo rispetto della loro dignità e pubblicate con il consenso dei medesimi o con quello dei loro familiari.

 


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