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Elezioni comunali, fragilità e forza di una leadership femminile

di Giovanna Carrara

Fai appena a tempo a congratularti in cuore tuo per l’eccellente scelta di una candidatura femminile a ricoprire la funzione di sindaca e già iniziano i sussurri, le perplessità non espresse.

I dubbi sono il sale della democrazia quando divengono aperta discussione; ma il chiacchiericcio è subdolo e manipolatorio, perché non permette il contraddittorio e l’emergere di idee forti e chiare.

Appena si propone una donna ad una carica di responsabilità il medioevo irrisolto, nascosto nel pregiudizio collettivo, si scatena: “Sarà preparata? Chi la dirige? Si farà di sicuro manipolare! Di chi è figlia (compagna – moglie – sorella- amante)?”.

Eppure siamo un Paese molto spregiudicato nel sostenere carriere politiche di candidati  uomini senza un minimo di formazione, di pensiero autonomo, di storia civile alle spalle.

Le donne hanno spesso patrimoni di conoscenze e di competenze che loro stesse non si riconoscono.

Infatti all’inizio degli Anni ‘70, tramite il “Bilancio delle competenze” che nasceva in quegli anni in Canada, si stabilì che le donne che si erano occupate della gestione  familiare per una decina di anni possedevano le  competenze di un manager di piccola azienda.

Immaginiamoci quante competenze e conoscenze può possedere una persona che ha fatto il medico di base per decenni e spesso in situazioni precarie e disagiate. Sicuramente non le mancherà la capacità di mettere a fuoco, comprendere e risolvere i problemi. E il problem solving è la prima caratteristica di un buon amministratore locale.

Di sicuro ognuno modella la sua leadership sulla propria personalità e non esiste un modello rigido di leadership femminile. Tuttavia tendenzialmente le donne attivano un maggior coinvolgimento dei collaboratori e hanno una buona capacità di delegare le responsabilità. Per ragioni sociologiche e culturali hanno in genere notevole capacità di ascolto e di empatia, sanno aver cura degli altri, senza dimenticare la cura di sé.

Spesso hanno meno cinismo e maggior attaccamento ai valori dei loro colleghi maschi e hanno imparato che è fondamentale dare l’esempio.

“Quello che è vero, è che nelle organizzazioni moderne uno stile di leadership non coercitivo, basato sul lavoro di team e sulla costruzione di relazioni di solito funziona meglio. Questo stile, detto anche trasformazionale, richiama alcune caratteristiche considerate femminili e si dice che le donne lo adottino più spesso degli uomini (Odile Robotti)”.

Poi ci sono quelle che, per fare carriera in un mondo prevalentemente maschile, hanno introiettato i valori machisti e si vantano di assumere solo dipendenti al di sopra dei 40, per bypassare il tempo delle maternità. Ma sono residui di un passato che non  si fa rimpiangere.

Dice un proverbio arabo “La bellezza sta negli occhi di chi guarda!”

Anche la fragilità di una candidatura femminile sta esclusivamente negli occhi di chi guarda.

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