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C’era una volta l’asilo. La storia della materna di via Campania e di un’insegnante speciale

di Luciana Scaglione

C’era una volta l’asilo. Poi, la riforma della legge 444 del 18 marzo 1968, istituì quella che si chiamò la Scuola Materna, affidata a personale femminile.

Nel corso degli anni delle modifiche sono state apportate, fino ad arrivare al 25 gennaio 2018, quando viene pubblicato in Gazzetta Ufficiale il sistema integrato di istruzione, nuovo progetto per i bambini nella fascia d’età da zero a sei anni emanata per garantire pari opportunità di educazione, istruzione, cura, relazione e gioco. L’intento primario di questa riforma era ridurre gli svantaggi sociali e culturali e soprattutto promuovere la qualità del percorso formativo, introducendo l’obbligo di laurea per insegnare in nidi e scuole materne.

Ma, come si dice, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.

Le leggi sono solo parole se non sono condivise e supportate dalle persone che ne realizzano i contenuti: senza la capacità delle insegnanti di interpretare le parole calandole nella realtà a nulla servono le riforme. Senza le persone gli asili sarebbero rimasti asili, cioè sgabuzzini dove i genitori potevano “depositare” i bambini in età pre-scolare.
Melegnano ha avuto la fortuna di trasformare (1980-2000) l’asilo in una scuola materna di eccellenza grazie ad uno staff di docenti illuminati e motivati dall’esuberanza della giovane età e, soprattutto nella scuola materna di via Campania, dalla presenza di una insegnante come Giusy Danelli, che assieme alle sue colleghe, ha saputo interpretare la normativa, calarla nella realtà locale e trasformare, arricchendolo, il percorso pre-scolare dei più piccoli.

La maestra Giusy, sempre pronta a frequentare i corsi di aggiornamento proposti dal ministero, spese la sua vita lavorativa collaborando attivamente nell’organizzare i centri di interesse. Riusciva a coinvolgere i bambini rispettandone l’unicità e le tendenze innate. Aveva a che fare con dei bambini e ne aveva rispetto, il rispetto per la “persona bambino” lo praticava e questo cresceva respirandolo e applicandolo a sua volta verso il prossimo. Riusciva a trovare il modo di rendere i piccoli alunni attivi e collaborativi con il coinvolgimento e la persuasione, senza coercizione o imposizioni.

Oltre i bambini, questa maestra pioniera aiutò anche i genitori nella difficile impresa del distacco da loro nei primi giorni di frequenza. Ad una mamma che si affliggeva davanti al figlio piangente e in crisi per il dispiacere di doversi staccare da lei, la maestra Giusy disse: «Sei sicura che è tuo figlio che non si vuole staccarsi da te o, piuttosto sei tu che hai difficoltà a lasciarlo?».

Individuava con professionale e geniale lucidità dove era il problema e, grazie alla sua innata sensibilità, sapeva come risolverlo.

Persona schietta e stimata da tutti soprattutto dalle colleghe con le quali ha condiviso i valori in cui tutti si rispecchiavano in quel periodo storico particolarmente attivo, fu motore propulsore e artefice del cambiamento grazie al piacere che nutriva per il suo lavoro. Frequentò, spronando le colleghe a seguirla, corsi di aggiornamenti para universitari quando ancora non era maturata l’attenzione per capirne l’utilità.

Ci tengo a ribadire che fu l’unica scuola materna a Melegnano e una delle poche in Lombardia a promuovere, grazie alla tenacia di Giusy, anima del gruppo docenti, i “centri di interesse” con la rotazione delle classi di bambini in aule attrezzate a laboratori. Fu il primo cambiamento di una sperimentazione didattica che modificò radicalmente il modo di fare scuola.

I bambini e le bambine erano impegnati nello svolgimento di attività che spaziavano dalla cucina alla pittura alla psicomotricità, senza trascurare l’importante l’aspetto ludico in tutto quello che facevano. I bambini andavano a scuola con gioia e, come mamma, ho avuto il piacere di scoprire che a volte mia figlia chiamava mamma “la Giusy” e chiamava me Giusy. Una cosa che mi ha fatta stare tranquilla nei tre anni in cui la mia bambina ha frequentato la scuola.

Giusy Danelli collaborò con passione perché fosse attiva la continuità con la scuola elementare ed ogni attività svolta coi bambini era mirata alla crescita spendibile nel suo futuro. Erano le colleghe della scuola elementare che accoglievano i bambini a conclusione del percorso della scuola dell’infanzia a testare la differenza tra le scuole del territorio, percependo l’apertura mentale e la velocità di apprendimento dei bimbi di via Campania. Si batté perché venisse aperto il servizio di pre e post scuola recependo le necessità dei genitori lavoratori.

Mi riferisce Adele Lana, sua cara amica e collega: «Pensare a quegli anni è come averla ancora vicina a me con la sua ironica consapevolezza della vita. Giusy è stata un’amica e compagna di lavoro determinante nella scuola materna di via Campania. In quel periodo storico, che va dagli anni ‘80 al 2000, l’entusiasmo creativo e professionale era palpabile nella nostra scuola. Eravamo artefici di un cambiamento innovativo come metodo e aggiornamenti. Giusy, per me e per tutte le altre docenti, non è stata soltanto una collega, ma qualcosa di più; avevamo un progetto professionale comune, quello di dare una svolta di qualità alla nostra scuola mettendo i bisogni e l’apprendimento dei bambini al primo posto».

Voglio ricordare, infine, che il suo impegno come docente non le impedì di prodigarsi attivamente perché non venissero calpestati i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. Gli insegnanti di scuola materna per parecchio tempo furono ingiustamente considerati insegnanti di serie B, ma Giusy Danelli riuscì con tenacia ad ottenere pari dignità lavorativa e rispetto per la loro professionalità, tanto importante in un periodo in cui l’apprendimento e gli stimoli sono fondamentali per la crescita dei più piccoli.

Giusy Danelli se n’è andata con dignità, così come aveva vissuto, il 16 giugno del 2004, lasciando un vuoto incolmabile in tutti noi, ma, soprattutto, in famiglia, col suo esempio di forza e tenacia fino agli ultimi istanti della sua vita, anche tanta serenità.

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