Written by 06:28 news, Politica

Il paziente uno è la sanità lombarda! Nasce il Coordinamento Melegnano-Martesana

di Fulvio Aurora, direttore responsabile della rivista Medicina Democratica

 Lo scorso 20 febbraio, al mattino, davanti all’ospedale di Melegnano è stato organizzato un presidio organizzato da diverse associazioni, movimenti e sindacati a un anno dalla scoperta del primo paziente Covid.

L’iniziativa è stata proposta dal Coordinamento regionale per il diritto alla salute, un organismo esistente e operante da diversi mesi a difesa del Servizio Sanitario Nazionale. Da questa iniziativa sono nati diversi coordinamenti territoriali, fra qui quello di Melegnano-Martesana, che comprende i comuni del territorio dell’Azienda socio sanitaria territoriale.

C’è stata molta rispondenza a Melegnano, come negli altri 22 siti della regione, prevalentemente davanti agli ospedali e, a Milano, davanti alla sede della Regione Lombardia con una delegazione molto nutrita.

Il Coordinamento Melegnano-Martesana si è fatto conoscere e s’impegna a continuare a lavorare per far conoscere i servizi, i presidi territoriali e la situazione dei sei ospedali della Asst. In questo modo si potranno rilevare le carenze e le criticità presenti e i bisogni di salute dei cittadini.

Chi ha parlato ha spiegato la situazione della sanità e in base alle loro esperienze evidenziato le non poche carenze della sanità nelle varie zone.

Con il cosiddetto primo paziente zero colpito da Covid è iniziata in Italia l’epidemia che ha portato a quasi 100mila decessi, di cui non meno di 30mila in Lombardia: un dramma non concluso che mette ancora di più in discussione il famoso modello di eccellenza della Lombardia raccontato dai principali dirigenti sanitari lombardi.

Ma quale eccellenza!

Le controriforme di Formigoni, Maroni e Fontana hanno costruito un sistema “ospedalocentrico” e al tempo stesso hanno indebolito la medicina territoriale, scelta questa che ha messo in difficoltà i medici di base di fronte alla pandemia, una modalità “monarchica” di gestione delle strutture pubbliche (Ats e Asst).

I tagli alla sanità e l’estesa privatizzazione hanno causato l’esplosione delle liste d’attesa riducendo l’accesso per la cura delle cronicità e ha portato a ulteriori decessi per la inadeguata risposta alla pandemia.

Non si tratta solo di incompetenza e imprevidenza (i vaccini influenzali insufficienti e pagati a caro prezzo, la rinuncia al tracciamento, la vaccinazione anticovid che non decolla), ma di una scelta in cui clientele e corruzione non sono rimaste assenti.

Nemmeno sono mancati conflitti di interesse sfruttando il sistema del pagamento a prestazione (dalla clinica Santa Rita di Milano allo scandalo della Maugeri, alla partita di camici ordinata al cognato di Fontana…).

Il risultato è una vera e propria “salute di classe”: chi ha reddito elevato può curarsi e chi non ne ha a sufficienza si trascura, vive male e muore prima.

In questo contesto va sottolineato che le Regioni hanno potestà legislativa (per tutto, meno che per i livelli essenziali di assistenza).

La regione Lombardia ha approvato una legge (la numero 23 del 2015), considerata “sperimentale”, che perfino il governo che ha preceduto l’attuale ha considerato da rifare.

Il fallimento della sanità lombarda ha prodotto inchieste giudiziarie, giornalistiche, mobilitazioni popolari, una inascoltata raccolta di 100mila firma che ne chiedeva il commissariamento.

Non basta ora un aggiustamento della normativa regionale, né è stato sufficiente sostituire l’assessore Gallera con Letizia Moratti, famosa campionessa della privatizzazione.

Modifiche di facciata che porteranno ulteriori possibili devastazioni e lutti.

Per questo è nato il Comitato Melegnano-Martesana, che continuerà nell’analisi della situazione sanitaria e sociale. Ha iniziato a rivolgersi ai sindacati – le rappresentanze sindacali territoriali della Asst –  che hanno sofferto e soffrono una situazione di carenza di personale. Di difficoltà operative, che si devono misurare con la sanità privata volta al profitto, favorita dagli organismi politici e tecnici della Regione.

Non solo, ma il Coordinamento vuole rivolgersi ai sindaci nella loro qualità di responsabili della salute dei loro cittadini. È abbastanza evidente che la Conferenza dei sindaci (l’organismo istituzionale che dovrebbe permettere ai sindaci di intervenire) non ha un grande ruolo.

I sindaci dovrebbero iniziare a conoscere la situazione di salute-malattia del loro territorio, ovvero costruire il Referto epidemiologico stabilito dalla legge 29 del 2019, quindi avere voce in capitolo sulle scelte di salute e di sanità e informare nel merito i cittadini.

Per questo, il Coordinamento Melegnano-Martesana è nato e vuole continuare ad operare.

Il Coordinamento è aperto a tutti coloro che nel territorio intendono dare voce alle concrete necessità di salute dei cittadini e delle cittadine, si impegna alla costruzione di vertenze territoriali sulla base dei bisogni immediati, chiedendo a tutti e tutte una partecipazione, un sostegno e una mobilitazione che soli possono cambiare lo stato di cose presente. Per ora ha individuato come punti critici del territorio. la carenza di medici di medicina generale; la carenza di servizi territoriali di prevenzione; le lunghe liste di attesa; la mancanza di un piano trasparente e veloce di vaccinazione anticovid.

Per informazioni, adesione, contatti, questioni sanitarie da risolvere, scrivere a dirittisalute.melemarte@gmail.com 

La salute non è una merce, la sanità non è un’azienda

In apertura, il presidio del Coordinamento Melegnano-Martesana del 20 febbraio scorso (foto tratta da Il Cittadino)

(Visited 231 times, 1 visits today)
Close