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L’area verde della zona Ovest. Una storia di buona urbanistica e di cattiva amministrazione

di Pietro Mezzi  (1)

L’articolo di Luciana Scaglione pubblicato su 20zero77 di lunedì scorso, che ha raccontato dell’iniziativa del Comitato di quartiere Ovest per la riqualificazione dell’area verde compresa tra la via per Carpiano e viale della Repubblica, spinge a ricordare come si è arrivati, tanti anni fa (più di venti), a far diventare pubblica un’area privata.

Un’area privata (per capirci, quella che una volta ospitava le giostre nel periodo di fiera) che ha avuto una pesante storia negativa (ex Chimica Saronio) e di come, attraverso l’urbanistica, questa area sia stata prima bonificata, in parte edificata e in parte ceduta al Comune.

Questa è anche l’occasione per chiarire un passaggio importante della vita amministrativa passata, circa le responsabilità politiche di alcune scelte effettuate nel corso degli ultimi 10-15 anni.

L’area in questione, di 20mila metri quadrati di superficie, era parte dell’enorme superficie occupata dall’ex Chimica Saronio (circa 200mila metri quadrati): una fabbrica che ha prodotto morte (di molti lavoratori) e inquinamento (del suolo, del sottosuolo e della prima falda acquifera).

Quell’area è stata oggetto di una variante (una modifica) urbanistica del Piano regolatore generale (prima del 2005 si chiamava così, oggi la denominazione è Piano di governo del territorio), che ricomprendeva una seconda area posta sul lato opposto di viale della Repubblica, dove oggi è in funzione un parcheggio pubblico (in passato lì esistevano alcuni capannoni dismessi).

Rendendo parzialmente edificabile l’area dell’ex Saronio (colore rosso nel disegno), il Comune allora, in virtù della variante (ottobre 2001), acquisì un’ampia area verde (colore verde), posti auto (colore beige) e un parcheggio pubblico a servizio della stazione di Melegnano (colore giallo).

 

Come è facilmente comprensibile dalla tavola di piano, il sedime dell’area su cui avrebbe dovuto sorgere l’edificio residenziale, era a forma “elle”; il verde invece fu collocato tra l’incrocio tra le vie per Carpiano e viale della Repubblica (per offrire alle persone il senso di apertura dello spazio pubblico) e parte lungo lo stesso viale (come ulteriore elemento di separazione tra la strada e le future case). Questa disposizione dell’area verde fu condivisa con gli abitanti del Comitato Ovest, guidati allora dalla combattiva Luciana Poggiato.

Questo è ciò che aveva previsto la Variante al Piano regolatore approvata dal consiglio comunale nell’ottobre del 2001.

Le cose, nel corso degli anni, non sono andate proprio come aveva indicato il Prg.

Infatti, con l’avvento dell’amministrazione di destra (Bellomo 1), l’intervento edilizio privato ha preso il sopravvento e il posizionamento dell’edificio residenziale non ha rispettato le indicazioni del Piano regolatore. Di conseguenza, l’area verde pubblica è stata collocata, come è spesso avvenuto negli anni dell’urbanistica poca attenta alle aree verdi, alle spalle dell’edificio, in una posizione defilata, difficilmente raggiungibile, poco visibile.

Ciò è avvenuto con la decisione della giunta comunale di allora (Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega) che, in modo sprovveduto, ha accettato e approvato (con una delibera di giunta) la proposta localizzativa del privato.

Una decisione scellerata, che ha confermato l’assoluta mancanza di attenzione al verde da parte del sindaco di allora (che era anche assessore all’urbanistica) e della sua amministrazione comunale. Un errore clamoroso, ai cui effetti si cerca ora di mettere rimedio con l’iniziativa meritoria del Comitato di quartiere Ovest e del suo nuovo presidente, Alberto Postini.

Ma l’articolo di Scaglione permette di svolgere alcune altre considerazioni nel merito della variante al Prg del 2001.

Diversi infatti sono stati gli obiettivi pubblici raggiunti con quell’operazione di politica urbanistica: 1) acquisizione (senza oneri) al patrimonio pubblico di un’area destinata a parcheggi pubblico in prossimità della stazione ferroviaria; 2) acquisizione (senza oneri) al patrimonio pubblico di un’area verde di circa 8mila metri quadrati di superficie; 3) acquisizione (senza oneri) al patrimonio pubblico di aree di parcheggio autoveicoli di circa 2mila metri quadrati; 4) bonifica dell’intera area appartenuta in passato all’ex Chimica Saronio.

Su quest’ultimo punto vale la pena affermare con forza un fatto inequivocabile: quell’area è l’unica area dell’ex Chimica ad essere stata totalmente bonificata. L’unica. Nonostante siano trascorsi più di dieci dalla bonifica e alla guida del Comune si siano avvicendate due altre amministrazioni comunali (Bellomo 2 e Bertoli), nessuna altra bonifica (vera) è avvenuta.

Si badi bene che quell’operazione urbanistica di trasformazione è avvenuta su un’area già edificata (ex Saronio) senza consumo di nuovo suolo libero. Anzi, con la realizzazione dell’area verde, da un suolo impermeabilizzato (soil sealing) a suolo de-impermeabilizzato (de-sealing), così come ci suggerisce oggi la Ue in materia di politiche urbane sostenibili.

Vale infine la pena di ricordare un altro fatto politico, che ha a che fare con la partecipazione dei cittadini alle scelte urbanistiche.

Una volta, tanti anni fa, le importanti scelte urbanistiche venivano discusse e condivise con i cittadini, con gli abitanti del quartiere, come dimostra il manifesto affisso dall’allora amministrazione prima del passaggio in Consiglio comunale.

Tanti anni fa l’urbanistica si discuteva pubblicamente (a Melegnano l’urbanistica era una cosa importante ed è sempre stata discussa pubblicamente, fin dai tempi del primo Piano regolatore del 1975). Da allora la discussione è avvenuta solo nelle conventicole, neppure di partito, ma di piccoli comitati elettorali anche oggi molto attivi. È ora di cambiare. Anche di come si amministra l’urbanistica.

 

(1) Sindaco di Melegnano dal 1994 al 2002

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