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Parco Metropolitano. Un oggetto misterioso (seconda parte)

di Paolo Lozza

Ne parla la presidente del Parco Sud, ne parla il presidente del Parco Nord, ne parla Città Metropolitana (in seguito CM) attraverso il suo consigliere delegato ai Parchi, ne parlano alcuni consiglieri regionali, ne parlano alcuni consiglieri metropolitani, ne parlano alcune associazioni ambientaliste.

Ma la domanda è: cosa intendono per Parco Metropolitano tutti coloro che ne parlano?

C’è il sospetto che ognuno intenda qualcosa di diverso.

Alcuni ne parlano auspicandone convintamente la sua rapida istituzione, altri con chiari intenti di affossamento dell’idea stessa, altri ancora con discorsi del tipo “Sì, bella idea, ma non ora…” (i cerchiobottisti non mancano mai).

Ma se poi si cerca di approfondire per capire le ragioni degli uni e degli altri si scopre che il significato attribuito a Parco Metropolitano spazia dal cortile di casa all’universo intero.

Alcuni, e forse sono i più numerosi, lo intendono come la semplice e riduttiva unione di Parco Sud e Parco Nord.

Parco Nord (wwownature.eu)

Altri, all’eccesso opposto, pensano al raggruppamento generale di tutte le aree protette (a qualsiasi titolo) presenti sul territorio di CM: i parchi regionali (Ticino, Groane, Parco Sud, Parco Nord, Adda Nord), i parchi locali di interesse sovracomunale (tutti e diciassette), le oasi naturalistiche, alcuni parchi urbani eccetera.

È ovvio che la disomogeneità del significato attribuito all’oggetto, rende quasi impossibile una sensata discussione su di esso.

Senza pretendere di mettere d’accordo tutti, è forse utile tentare di mettere un po’ d’ordine, e in questi casi si cerca di andare alle fonti.

Se non mi sono perso qualcosa accaduto prima del 2014, credo che la primogenitura locale della locuzione “parco metropolitano” spetti allo Statuto di CM, approvato appunto il 22 dicembre di quell’anno, che infatti all’articolo 33 elenca tra le sue funzioni fondamentali la “valorizzazione del sistema delle aree protette regionali e dei parchi di scala metropolitana intesi come un unico servizio collettivo, una rete infrastrutturale primaria del suo sistema sociale e territoriale. Per questo la CM opera per una gestione unica dei parchi di scala metropolitana interamente compresi nel perimetro, al fine di favorirne una gestione coordinata e di promuoverne le singole identità, l’ampliamento e il collegamento tra gli stessi, per creare un unico parco metropolitano. Per i parchi non interamente compresi nel proprio territorio, ma integrati nel sistema verde metropolitano, promuove forme di gestione coordinate”.

Ecco quindi che lo Statuto di CM ci aiuta, quanto meno, a circoscrivere il raggruppamento alle sole aree protette interamente comprese nel territorio di CM, escludendo quindi i parchi regionali Ticino, Groane e Adda Sud, nonché i nove parchi locali interprovinciali.

Questa, soprattutto per quanto riguarda i parchi regionali, mi sembra una scelta totalmente condivisibile; sarebbe infatti poco comprensibile distruggere unitarietà ambientali e amministrative consolidate e più o meno ben funzionanti da decenni.

Mappa dei comuni del Parco Sud (cittametropolitana.it)

È però doveroso segnalare che, nel medesimo Statuto di CM, altre disposizioni contenute in articoli successivi offuscano l’apprezzabile chiarezza dell’articolo 33; infatti all’articolo 36, dedicato alla pianificazione territoriale e ambientale, leggiamo che  “(…) Il piano territoriale metropolitano, (…), persegue l’obiettivo dello sviluppo sostenibile, orientato (…), alla costruzione della rete ecologica metropolitana, alla valorizzazione e tutela del sistema e della produzione agricola, dei suoli liberi, delle aree protette regionali, dei parchi metropolitani e dei beni paesistici. (…) Il piano territoriale metropolitano orienta le politiche e le azioni dei comuni in materia di governo del territorio e ne promuove l’integrazione. Esso fissa altresì vincoli e obiettivi all’attività e all’esercizio delle funzioni dei comuni e produce effetti diretti nei confronti dei comuni e dei privati secondo quanto previsto dallo stesso piano, con particolare riferimento a: (…) politiche di rigenerazione urbana orientate sia alla tutela del suolo libero, anche attraverso l’ampliamento e il collegamento tra i parchi metropolitani, (…) costruzione della rete ecologica metropolitana, governo delle aree protette regionali, dei parchi metropolitani, promozione e riconoscimento dei Parchi Locali di Interesse Sovracomunale;

(fonte, inaturalist.eu)

È indubbio che nominare i “parchi metropolitani”, oltre tutto al plurale, accanto ai parchi regionali e ai Plis, conferisce loro un significato alternativo, e quindi in contraddizione con “l’unico parco metropolitano” dell’articolo 33.

Per finire in bellezza, dopo aver dichiarato la volontà di creare un unico parco metropolitano, all’articolo 37 (Altre funzioni in materia di governo del territorio), lo Statuto ci dice, che “La CM esercita, inoltre, la funzione di ente gestore del Parco Agricolo Sud Milano (…)”. E con ciò sembrerebbe voler cristallizzare l’attuale separazione, quanto meno del Parco Sud.

Forse anche lo Statuto di CM meriterebbe una revisione chiarificatrice.

Accanto alle pur importanti dichiarazioni statutarie sembra però utile affiancare considerazioni sull’opportunità “ambientale” di un ipotetico parco metropolitano.

E allora forse il ragionamento si semplifica, anche a rischio di diventare semplicistico.

Si potrebbe infatti affermare che, se è vero che il grado di tutela dei parchi locali di interesse sovracomunale e la qualità della loro gestione tecnico-amministrativa sono oggi estremamente deboli, allora è anche vero che elevare i Plis al rango di parco regionale, raggruppandoli con il Parco Sud all’interno di un nuovo ente, sarebbe una ragione già di per sé sufficiente per istituire rapidamente il Parco Metropolitano.

La foto in apertura è di www.italia 45-45

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