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La cultura a Melegnano / 1 – Gli spazi della produzione culturale

di Maurizio Margutti

Questo è il primo di una serie di articoli sulla politica culturale a Melegnano. Sarà fatta, in questa prima puntata, una panoramica dei luoghi della cultura di proprietà comunale. Seguiranno articoli di analisi e proposte sull’utilizzo degli spazi, sulle attività e sulle iniziative culturali.

Scopo degli articoli è stimolare una riflessione e, se possibile, un dibattito attorno alla cultura nella nostra città. È bene sottolineare che le considerazioni che seguono vengono svolte al netto del periodo di pandemia.

Negli ultimi 25 anni Melegnano si è dotata di numerosi spazi dedicati alla cultura, complice la dismissione di attività produttive e la ristrutturazione di edifici ad uso sociale.

Sono stati interventi concentrati soprattutto dal 1995 al 2005 circa, caratterizzati da una serie di investimenti che hanno portato all’attuale configurazione dell’offerta culturale cittadina in termini di spazi dedicati. Sono stati finanziati in gran parte con risorse provenienti da contributi e fondi regionali con destinazione specifica a funzioni culturali e di spettacolo.

Gli edifici culturali sono ubicati in due poli distinti. La zona centrale, dove sorge il castello, e l’ex fabbrica della Monti & Martini. Sono tutti immobili storici, che testimoniano il passato della città. Quello più antico, medievale e rinascimentale, con il castello e le aree circostanti, e quello recente, con gli edifici industriali. Si tratta quindi di immobili che, al di là dell’uso, possiedono anche un alto contenuto simbolico, perché ripercorrono momenti significativi della storia di Melegnano.  

Il castello con le sue aree pertinenziali (piazza, parco, cortile, giardino e fossato, perché anche questi sono luoghi della cultura) è stato parzialmente ristrutturato e restaurato tra la seconda metà degli anni ’90 e i primi anni del 2000. Oggi la parte utilizzata è quella centrale. Vi si trovano le sale adibite a conferenze e mostre e il museo con i reperti della battaglia del 1859. Contiene anche una collezione di dipinti del pittore Motti, dono della famiglia, che oggi però non è esposta. Al piano terra un centro sociale per anziani. Le due ali, la corta del Comune e quella lunga della Città metropolitana, sono ancora in attesa di restauro e di un progetto di utilizzo.

La palazzina Trombini, ex asilo d’infanzia e testimonianza del capitalismo filantropico dell’Otto-Novecento, è per una parte occupata, in convenzione, da un’associazione sociale e per una parte destinata ad attività espositive, oggi scarsamente utilizzata. Ma non è tutto. Forse in pochi sanno che un ex edificio della fabbrica Broggi Izar è stato ceduto al Comune con destinazione culturale. Attualmente però anche questo spazio è inutilizzato.

Questo polo, stante la contiguità tra gli edifici e le aree, rappresenta potenzialmente un eccellente contesto nel quale fare vivere attività, iniziative e produzione di cultura. Analogo discorso può essere fatto per il comparto dell’ex Monti & Martini, con gli edifici che si affacciano su piazza delle Associazioni, ancora in attesa questa di un intervento di riqualificazione.

Tre immobili insistono sull’area dell’ex fabbrica. Sono stati ristrutturati nel periodo dal 1995 al 2006 con la finalità di contenere servizi e funzioni di carattere culturale e sociale.

La biblioteca, inaugurata nel 1997, con la sezione separata dell’archivio storico comunale e una sala per conferenze. La sede delle associazioni, conclusa nel 2000, che contiene appunto spazi destinati alle associazioni e fino al 2018 sede dello Spazio Milk, centro di carattere educativo e culturale rivolto ai giovani. Infine il cinema-teatro, altrimenti detto sale polifunzionali, aperto nel 2007, che consta di due sale per spettacoli cinematografici e teatrali più uno spazio centrale destinato a servizi, ma utilizzabile anche per attività. Attualmente il cinema-teatro è concesso in gestione a un operatore privato.

Castello, biblioteca, archivio storico, cinema, teatro, spazi per mostre e conferenze, spazi educativi, spazi per associazioni. Come si vede un insieme di istituti potenzialmente in grado di coprire la domanda culturale cittadina interna e non solo. 

Oggi come si configura questa offerta da parte del Comune?  La biblioteca funziona bene. È un servizio di pubblica lettura molto utilizzato, ma ha saputo concretizzare egregiamente anche la funzione di centro educativo e culturale, come prevede la legge regionale, anche attraverso la creazione di momenti di aggregazione di lettori e utenti. Unico punto debole è forse l’insufficienza di adeguate attività di valorizzazione del materiale archivistico.

La biblioteca quindi funziona, ma si può dire lo stesso per le altre istituzioni culturali? Senza entrare in dettagli che saranno oggetto di analisi nei prossimi articoli, possiamo però affermare che la situazione è sconsolante.

Manca una decisa impronta progettuale da parte del Comune. Intendiamoci bene, non che siano mancate occasioni di iniziative anche di alto livello culturale, ma si tratta perlopiù di interventi episodici e privi di organicità.

Lo Spazio Milk, come già detto, ha cessato le attività nel 2018.

Il castello è un contenitore di iniziative, ma è irrisolto sotto i profili del progetto culturale e della ristrutturazione. Mancano i cicli di concerti e conferenze, manca un filo logico che connetta le mostre.

Il cinema-teatro è utilizzato dal gestore privato per teatro e attività varie, ma il Comune usufruisce poco delle giornate contrattualmente a sua disposizione. Soprattutto non c’è attività cinematografica (non esplicitamente contemplata nel contratto di concessione) che era la principale finalità del finanziamento regionale, tanto che in sede progettuale furono previste due sale proprio per aumentarne l’offerta. Oggi, a quanto sembra, nella sala minore sono state smantellate le poltrone.

Questo notevole patrimonio culturale non esprime dunque tutte le sue possibilità. Cosa fare per rilanciarlo e restituire ai cittadini in termini di cultura gli investimenti che sono stati effettuati negli scorsi anni?

Per rispondere a questa domanda forse occorre prima sciogliere alcuni nodi fondamentali.

Un primo nodo riguarda la gestione degli spazi. Ovvero se il comune debba gestire questi istituti in prima persona oppure concederli a terzi, e con quali modalità. E in questo secondo caso è il Comune che deve formulare indirizzi sulla politica culturale, oppure questa funzione è demandata totalmente al gestore?  

Tale prima considerazione rimanda al ruolo del Comune in tema di cultura, se cioè l’ente locale debba essere protagonista della scena culturale di una città o rimanerne uno spettatore, con una funzione di supporto all’iniziativa privata. È un dibattito più volte venuto alla ribalta: si mettono a disposizione gli spazi pubblici perché soggetti terzi realizzino, ad esempio, mostre, oppure è opportuno che anche il comune promuova in proprio programmi espositivi? Cosa ci dice da questo punto di vista la storia recente della nostra città?

Forse la pluralità degli spazi, opportunamente organizzata, permette di dare risposta a tutte queste esigenze. Ma occorre sempre un forte impulso da parte dell’ente perché tale progetto possa dispiegarsi.

Infatti un ulteriore nodo è proprio quello della costruzione di un progetto organico e integrato tra i diversi attori. Una sorta di sistema culturale integrato, se non nella gestione, almeno nella formulazione di un’offerta ad ampio spettro. Insomma che gli istituti, i servizi e il privato sociale si guardino e dialoghino fra loro.

Qui si insinua un’altra questione, che concerne la funzione dello spazio culturale. Se cioè dobbiamo considerare gli spazi che abbiamo a disposizione dei semplici contenitori per iniziative o veri e propri luoghi di produzione culturale. Perché c’è una bella differenza, in termini gestionali, contenutistici e di crescita socioculturale.      

Da ultimo il castello, che ha un problema particolare, quello del completamento del restauro e del riuso. Ciò chiama in causa molteplici aspetti, dal finanziamento, alla gestione, alle idee progettuali per la ristrutturazione e per il riuso ai fini culturali. Ma questa è una storia ancora tutta da raccontare.

Sono temi di natura politica. Che il dibattito politico deve approfondire e risolvere. Alla prossima puntata.

Le fotografie di questo articolo sono di ©Adriano Carafòli.

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